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Controlli e «dossier» sui passeggeri - Così voleremo il prossimo Natale

Controlli e «dossier» sui passeggeri - Così voleremo il prossimo Natale

18 Novembre 2015

Dopo l’esplosione dell’aereo vicino Sharm el-Sheikh, gli attentati di Parigi e l’accordo all’ultimo G20 i governi rivedono i protocolli di sicurezza negli aeroporti

Il livello d’allerta nell’aviazione è così elevato, in questi giorni, che lunedì 16 novembre ne hanno fatto le spese pure i vertici dell’Unione europea. A pochi minuti dal decollo da Antalia, in Turchia — dove si è tenuto il G20 — gli agenti hanno fermato il velivolo delle forze armate belghe che avrebbe portato a Bruxelles il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il presidente dell’Ue Donald Tusk. «Problemi di sicurezza legati al jet, bisogna viaggiare su un altro aereo», è stato detto ai due rappresentanti, senza fornire ulteriori indicazioni. Il tutto poche ore dopo che i principali leader del mondo aveva concordato sul fatto che bisognava rafforzare i controlli nell’aviazione civile.

«Come nel 2001 e nel 2006»

Per diversi esperti gli aeroporti di Natale 2015 saranno simili a quelli di quattordici anni prima, dopo l’11 settembre. E a quelli del 2006, quando venne sventato un piano che puntava a far precipitare diversi velivoli tra le due sponde dell’Atlantico. Prepariamoci insomma alla vigilanza rafforzata, alle code ai metal detector, alla tolleranza zero nei confronti degli oggetti non direttamente identificabili all’interno dei bagagli, all’aggiornamento continuo dei database delle forze di polizia, al coordinamento tra le diverse agenzie dell’anti-terrorismo. Con l’aggiunta che stavolta sarà sorvegliato anche il personale che lavora negli aeroporti. Nelle prossime settimane esperti inglesi e non solo, poi, saranno inviati ad analizzare i protocolli di sicurezza degli scali — al di fuori dell’Unione europea, degli Stati Uniti e d’Israele — che sono meta dei passeggeri del Vecchio Continente e degli americani. Secondo una prima bozza dopo una revisione di Sharm el-Sheikh (dopo l’esplosione in volo dell’aereo russo della compagnia Metrojet) e delle strutture in Nord Africa e Medio Oriente dovrebbe toccare a Thailandia, Indonesia e Filippine, quindi al Kenya.

Le verifiche sui viaggiatori

Ma cosa cambierà? La prima «novità» — anche se poco invasiva per le persone — sarà quella di evitare una distinzione netta tra civili che vivono dentro l’Unione europea e quelli che hanno residenza al di fuori, spiegano al Corriere della Seradue fonti da Bruxelles. Quando il «sistema» inizierà a funzionare — «tra non meno di tre settimane, salvo intoppi» — prenotazioni, biglietti, nomi saranno incrociati nei database delle polizie. L’elenco — continuano le due fonti — dovrebbe prevedere diversi tassi di priorità, quindi di «pericolosità» anche se, precisano, «i terroristi tendono a muoversi via terra dentro l’Ue data la mancanza di controlli e frontiere». Negli aeroporti, al netto delle rotte a maggiore sorveglianza, i Paesi dell’Europa del Nord saranno in cima alla lista. Cui seguirà poi un’ulteriore verifica del «background» dell’individuo a partire dai suoi voli precedenti. Un esempio? «Un viaggio recente in Turchia — che è anche meta turistica — aumenterebbe il livello di attenzione su quel passeggero». Alle compagnie aeree — soprattutto quelle low cost — verrà chiesto di alzare la vigilanza al momento del check-in online e dell’imbarco, facendo attenzione alla veridicità del documento presentato poco prima di salire a bordo. In generale i controlli dei passeggeri ai varchi di sicurezza saranno più minuziosi del solito. Questo si tradurrà in un maggiore tempo dedicato a ogni viaggiatore in transito sotto al metal detector nelle rotte che portano alle principali città europee e americane, e soprattutto al di fuori dell’Unione europea.

La vigilanza in Italia

In Italia l’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, ha comunicato di aver disposto «l’incremento delle proprie attività di vigilanza» negli aeroporti del Paese. «Criticità», per ora, non se ne registrano. «Ma si rinnova l’invito ai passeggeri in partenza a recarsi negli aeroporti in anticipo rispetto ai tempi normalmente previsti», chiarisce l’Enac. Perché con l’avvicinarsi di Natale aumenteranno i viaggiatori e quindi anche le code. Funzionerà tutto questo? Diversi esperti non nascondono lo scetticismo. Chi lavora ai varchi di sicurezza «non ha sempre un alto tasso di attenzione: il loro è un lavoro noioso e quasi tutti i prodotti sospetti nei bagagli a mano poi risultano essere dei falsi allarmi». Eppoi le tecnologie attuali «sono quasi inutili nel rintracciare la presenza del Tetranitrato di pentaeritrite, un componente del Semtex, un esplosivo al plastico», spiega all’Economist Bruce Schneier, di Resilient Systems, società specializzata nella sicurezza. «Per questo motivo i pezzi, smontati, di una bomba avrebbero ottime possibilità di passare senza essere individuate ai controllo di sicurezza». - di Leonard Berberi - Fonte: Corriere.it