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Breton: turismo trecento miliardi per ripartire

Breton: turismo trecento miliardi per ripartire

23 Aprile 2020

«Il turismo sarà di gran lunga il comparto economico più colpito dagli effetti della pandemia, per questo la sua ricostruzione deve essere in cima alla lista delle nostre priorità. All'intero settore dovremo destinare un quinto del nuovo fondo per la ripresa, che a mio avviso dovrebbe avere a disposizione un totale di 1.600 miliardi». Thierry Breton ha ricevuto da Ursula von der Leyen l'incarico di guidare una missione ad hoc della Commissione europea per soccorrere, ricostruire e reinventare il settore del turismo. Il commissario francese ha proposto una conferenza Ue del settore da tenersi nel prossimo autunno per pensare al dopo-coronavirus. Ma una serie di azioni saranno necessarie già nell'immediato. Tra due mesi inizia l'estate e Ursula von der Leyen ha chiesto ai cittadini di non prenotare le vacanze. Non sarebbe stato meglio consigliare di prenotarle, ma con la possibilità di cancellarle gratis? «Io sono un ingegnere, non un medico. Quindi non me la sento di dare raccomandazioni in merito a ciò che si potrà e non si potrà fare. Credo che i cittadini debbano seguire le regole dei governi, che decideranno quando entrare nella fase due in base all'impatto della pandemia. Sicuramente ci saranno delle limitazioni, per le attività economiche e per i nostri spostamenti. Penso per esempio ai trasferimenti da un Paese all'altro». Il ministro del turismo greco ha proposto una specie di passaporto sanitario: chiunque vorrà andare in Grecia quest'estate dovrà presentarsi con un certificato che assicuri il suo stato di salute e dunque sarà necessario fare un test prima del volo. Crede sia un'ipotesi percorribile? «Al momento non abbiamo ancora una risposta. Come Commissione ci stiamo lavorando, anche per far sì che ci sia pieno accesso ai kit per il test. Da questo punto di vista la situazione è migliorata rispetto all'inizio. Non so se l'obbligo dei test sarà parte dei protocolli per l'attraversamento delle frontiere interne perché il lavoro deve essere ancora finalizzato». Italia e Spagna sono due delle principali destinazioni turistiche europee, ma anche i due Paesi più colpiti dal coronavirus: cosa farete per evitare la fuga dei turisti verso altri Paesi mediterranei extra-Ue? «Von der Leyen mi ha chiesto di guidare una missione per studiare ciò che serve al turismo a livello Ue. E per pensare al rilancio. Il turismo deve fare una svolta nel senso dell'eco-sostenibilità e della digitalizzazione. Dobbiamo ripensare e reinventare il turismo per far sì che l'Europa continui a essere attrattiva anche dopo la crisi, la prima meta turistica al mondo. E per farlo ci serve un vero e proprio Piano Marshall». Quanti soldi servono? «Dobbiamo partire da alcuni dati. Il turismo rappresenta l'11% del Pil europeo e il 12% dell'occupazione. Sono 27 milioni di posti di lavoro, più di 3 milioni di società. E oggi le attività sono quasi a zero, per questo dico che è in cima alla lista delle nostre priorità. Dobbiamo innanzitutto lavorare sugli strumenti finanziari per consentire liquidità a tutte le attività già a partire dalle prossime settimane. Per la fase di rilancio, credo che dovremo destinare al turismo il 20% del nostro Recovery Fund, il fondo per la ripresa». Sarebbero oltre 300 miliardi, visto che lei aveva presentato una proposta con Paolo Gentiloni per un Recovery Fund da 1.600 miliardi. Giusto? «Per affrontare questa crisi nessun Paese ha a disposizione un solo euro. Né la Germania, né l'Olanda, né la Spagna, né l'Italia: tutti hanno bisogno di prendere soldi in prestito. Ma non tutti possono accedere al credito alle medesime condizioni e questo non è giusto perché di fronte a questa crisi siamo tutti uguali, a prescindere dalla situazione delle finanze pubbliche. Noi abbiamo calcolato che il fabbisogno in Europa è pari a circa il 10% del Pil Ue. E tutti devono poter ottenere prestiti a pari condizioni per arrivare a questa somma. Da qui l'idea e la cifra del fondo da 1.600 miliardi che abbiamo proposto. Ci sono diversi modi per istituirlo: nel bilancio Ue, fuori dal bilancio Ue. Spetta ai governi decidere di questo e ne discuteranno al Consiglio di domani (oggi, ndr). Ma l'importante è che si faccia presto perché, specialmente nel turismo, la velocità è estremamente importante». -

THIERRY BRETON COMMISSARIO EUROPEO PER IL MERCATO INTERNO

Fonte = LA STAMPA 23/03/20