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Big Data per sviluppare competitività nel turismo

Big Data per sviluppare competitività nel turismo

16 Luglio 2015

«Il turismo mondiale è un settore che continua a godere di buona salute, con un trend in costante crescita: nel 2014 ha registrato 1.135 miliardi di arrivi internazionali, con un incremento del 4,4% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda l’Italia, la graduatoria 2014 conferma il nostro Paese al quinto posto per gli arrivi di turisti stranieri e al sesto posto per gli introiti». Sono alcuni dei dati citati da Cristiano Radaelli, commissario straordinario dell’Enit in uscita, durante il convegno “Big & Open: dati e comunità a supporto della smart city”, organizzato da Living Labs a Lecce.

«Il trend positivo del turismo – ha puntualizzato Radaelli – non deve tuttavia sottacere il problema della competitività del sistema turistico italiano di fronte alle sfide che si impongono a livello mondiale, con l’inserimento forte di nuovi Paesi sia dal lato della domanda, Cina in primis, sia dal lato dell’offerta con destinazioni nuove o consolidate ma rinnovate nei prodotti turistici».

Il turismo italiano si trova in una situazione di decrescente competitività, dovuta alla compresenza di criticità strutturali e congiunturali, a cui si aggiunge la limitata capacità di innovare e di seguire i trend di cambiamento provenienti anche dai processi digitali. Nel settore dei viaggi, il cambiamento delle abitudini e dei consumi sta determinando una crescente “indipendenza” del turista.

Si creano così nuovi segmenti di clientela che è possibile intercettare solo dotandosi di strumenti tecnologicamente avanzati. Le attitudini e i comportamenti dei viaggiatori sono infatti sempre più social e digital.

«Il vantaggio dei Big Data – ha concluso Radaelli – è soprattutto quello di permettere alle città e ai territori di costruire percorsi e offerte sempre più personalizzate e meglio monitorare la soddisfazione percepita dai turisti. La sfida ora è anche puntare sulla formazione alle competenze digitali per avere data scientist in grado di supportare le imprese del settore e le amministrazioni pubbliche delle località turistiche. Per questo, è importante che le università italiane siano in grado di formare sempre più professionisti con questi skill». - Fonte: l’Agenziadiviaggi.it