Astoi Confindustria viaggi
La qualità alla guida del turismo
News Turismo
Bene il turismo, ma gli altri ci battono

Bene il turismo, ma gli altri ci battono

05 Agosto 2015

Nonostante Expo e Giubileo l'Italia non riesce a crescere come molti Paesi esteri. Per le vacanza balneari siamo surclassati da Spagna, Grecia e Turchia. 

Quest'anno il turismo, per l'Italia va bene. Ma in realtà i dati, messi a confronto con il resto del mondo, dovrebbero farci piangere perché - nonostante le nostre potenzialità che non dovrebbero conoscere se non scarsi rivali - dimostrano che non siamo affatto competitivi con le offerte dei Paesi stranieri. Nel turismo balneare ci battono, per esempio, Spagna, Grecia e Turchia, capaci di far lievitare gli arrivi di stranieri presentandfo offerte di gran lunga migliori, soprattutto in fatto di prezzi e servizi. Comunque sia almeno nel primo trimestre 2015, sulla base dei dati finora disponibili ad Europasia (Europe Asia Institute), gli arrivi negli esercizi ricettivi sono stati oltre 16 milioni di unità e le presenze quasi 49 milioni, con aumenti, rispetto al primo trimestre del 2014, dell'1,4% e dello 0,3%. Il trend positivo si è incrementato nei mesi successivi e dopo sette anni consecutivi con segno meno il 2015 si presenta come l'anno della ripresa grazie anche ad Expo ed al Giubileo che inizierà l'8 dicembre. 

Traducendo in cifre, 375-380 milioni di presenze (giorni-turista), un giro d'affari, compreso l'indotto, di 166 miliardi di euro (il 10,6% del pil) e una incidenza sull'occupazione dell'11,4%. «Belle cifre, niente da dire. Ma prima di abbandonarsi ai facili italici entusiasmi è bene fare qualche paragone» sottolinea una nota di Europasia insieme all'Istituto Europa Asia Iea, ad Assoedilizia e al Cescat - Centro studi casa ambiente territorio. La ripresa del turismo italiano si inserisce in un boom mondiale senza precedenti con 1.138 milioni di persone in giro per piacere, per cultura o per affari. A fronte di un più 3% medio dell'Unione Europea - che già non brilla a causa della concorrenza di mete esotiche in continenti oggi più facilmente raggiungibili - per l'Italia si prevede un incremento dell'1,8%: manteniamo, è vero, il quinto posto al mondo per presenze e il sesto per spese dei turisti, ma siamo insidiati, per citare, addirittura dalla Thailandia. 

A sostenere il settore restano, come al solito, gli stranieri. Pur rappresentando meno della metà del movimento turistico complessivo, sono in continua crescita dal 2010 limitando i danni delle forti contrazioni interne dovute alla recessione e innescando la ripresa. A cominciare da Expo per il quale sono previsti 8 milioni di stranieri in più, che genereranno una spesa aggiuntiva stimata in 5,4 miliardi su un totale, sempre straniero, di quasi 50 miliardi previsto quest'anno. Ma si discosta sempre di più il trend italiano daquello del restodel mondo. Il rapporto di Europasia lamenta la troppa dipendenza dai flussi provenienti dai paesi occidentali, pericolosa nelcaso di nuovi problemi economici nel Vecchio Continente: in particolare la Germania, seguita a lunga distanza da Usa, Francia, Regno Unito, Svizzera, copre oltre un terzo delle presenze e delle spese totali. Troppa stagionalità, con 15 regioni che registrano oltre il 50 per cento delle presenze nei tre mesi estivi. Troppa concentrazione nel centro nord, il 60%: il Meridione, che pure avrebbe una vocazione naturalmente turistica, copre soltanto il 20 per cento del fatturato complessivo del settore. La Sicilia, con il suo immenso patrimonio culturale, paesistico, enogastronomico ha un decimo dei turisti delle Baleari. La Cina, che è salita al primo posto per spesa turistica complessiva nel mondo, in Italia è soltanto ottava. Senza i flussi dai paesi emergenti, il settore non potrà reggere il terzo posto in classifica per entrate dall'estero, dopo la Moda e l'Automotive». Inoltre il turismo balneare - considerato un settore maturo - ha perso la sfida con la concorrenza che preferisce altre mete, come la Spagna, la Grecia (a prescindere dai problemi di quest'anno) e la Turchia. E all'Italia manca una strategia unitaria di comunicazione internazionale. - Fonte: Corriere di Viterbo