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LA VERITA' - LA CARICA DEGLI ENIENDAMENTI LEGHISTI SULLA CERTIFICAZIONE ATTIVA TRA 48 ORE

LA VERITA' - LA CARICA DEGLI ENIENDAMENTI LEGHISTI SULLA CERTIFICAZIONE ATTIVA TRA 48 ORE

04 Agosto 2021
Si avvicina l'ora della verità sul green pass, e la Lega decide di giocare con le mani libere la battaglia in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini ha depositato 916 emendamenti in commissione Affari sociali alla Camera al decreto che introduce tra 48 ore, dal 6 agosto, l'obbligo del green pass per accedere a ristoranti e bar al chiuso, grandi eventi, convegni, congressi, cinema e teatri, mentre domani alle 14 il Consiglio dei ministri dovrebbe riunirsi per varare nuove norme sul certificato vaccinale. In totale, gli emendamenti presentati al testo varato dal governo lo scorso 22 luglio sono 1.300: oltre a quelli della Lega, 40 sono del M5s, 37 del Pd e altri di varie forze politiche. «Abbiamo presentato tanti emendamenti quanti il M5s sulla giustizia», riferiscono fonti del Carroccio. Dunque, Salvini passa dalle parole ai fatti e lancia un segnale preciso sia al premier, Mario Draghi, sia ai suoi alleati di maggioranza: il Carroccio, pur continuando a sostenere il governo con senso di responsabilità, non è disposto a ingoiare qualunque tipo di provvedimento, mentre altri partiti fanno i loro comodi mettendo in continua difficoltà l'esecutivo. «Ricordo», argomenta Salvini, riferendosi all'aumento degli sbarchi di clandestini sulle coste italiane, «che mentre si chiede il green pass per andare in pizzeria, coloro che sbarcano arrivano da Paesi non vaccinati e spesso scappano dai centri e girano, quindi è un problema anche sanitario oltre che economico, sociale e culturale». Massimiliano Fedriga, governatore leghista del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, scende nel dettaglio degli elementi di incertezza intorno al green pass: «Non c'è dubbio», sottolinea Fedriga a Sky Tg24, «che il green pass presenti ancora alcune criticità. Molti dei problemi sono stati risolti, a mio parere il tema è come effettuare i controlli», aggiunge Fedriga, «non sarà facile farlo per attività come bar o ristoranti, palestre e così via, hanno già sofferto e non è corretto dargli questo peso, inoltre il rischio è quello di causare confusione. L'ipotesi è di trattare il green pass come la patente: non è che un cittadino va in giro a chiedere la patente agli altri, ma se c'è un controllo deve mostrarla altrimenti va incontro a sanzioni». Alcune criticità vengono messe in luce anche dal servizio studi della Camera. Tra le segnalazioni, quella relativa alla mancata inclusione delle mense aziendali e dei servizi di catering su base contrattuale, dei circoli associativi del terzo settore tra le attività che richiedono il green pass. Da sciogliere anche il dubbio per i concorsi pubblici; «al riguardo», si legge nella nota, «si valuti l'opportunità di specificare se si faccia riferimento a tutte le prove concorsuali, ivi comprese quelle che, come per esempio una prova orale, si svolgano in forma individuale e se il medesimo riferimento concerna solo le procedure bandite da pubbliche amministrazioni»; sulle sanzioni, il Servizio studi chiede di valutare «l'opportunità di chiarire se sia punita solo la violazione dell'obbligo di verifica del possesso delle certificazioni verdi o anche la condotta dell'utente che fruisca senza la prescritta certificazione di una delle attività o dei servizi per i quali è richiesta». Intanto, secondo un sondaggio effettuato da Swg per Confesercenti, su un doppio campione di consumatori e imprenditori della ristorazione e dei bar, il 47% degli italiani si è già procurato il green pass, il 20% ha iniziato l'iter per ottenerlo e il 21% dichiara di non volerlo ottenere. Divisi anche gli imprenditori di bar e ristoranti: tra questi, infatti, la percentuale di favorevoli al green pass per i clienti è il 53%. Il 46% dei consumatori ritiene che non sia corretto affidare la responsabilità del controllo del green pass ai ristoratori, percentuale che sale al 54% tra i ristoratori stessi. Il 46% degli imprenditori della ristorazione teme che l'introduzione dell'obbligo «avrà un effetto negativo», con un aumento dei costi a carico dell'impresa, mentre solo il 29% spera in un effetto positivo. L'Astoi, associazione di tour operator che aderisce a Confindustria, sollecita chiarimenti sull'utilizzo del green pass in hotel e in altre strutture turistico ricettive e chiede al ministero della Salute di non introdurre l'obbligo del certificato in ristoranti e teatri collocati all'interno delle strutture ricettive. Un tema già segnalato dalla Verità: per prenotare un soggiorno in hotel non è obbligatorio il green pass, che è invece necessario per eccedere a bar, ristoranti, piscine e palestre al chiuso delle strutture alberghiere. Una criticità che potrebbe produrre molte disdette da parte di nuclei familiari composti da persone munite di green pass e altre sprovviste. Intanto ieri il Collegio dei questori della Camera ha adottato una deliberazione che prevede, dal 6 agosto, l'obbligo della certificazione verde per l'accesso alle strutture della ristorazione al chiuso con consumazione al tavolo; per la partecipazione a iniziative istituzionali, culturali e convegnistiche o a conferenze stampa che si svolgano nelle sedi della Camera; per l'accesso alle sedi della Biblioteca «Nilde lotti» e dell'Archivio storico della Camera e per i candidati convocati presso le sedi della Camera per l'effettuazione di prove di concorso.

 Fonte = LA VERITA' 04/08/21