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La qualità alla guida del turismo
Rassegna stampa Astoi
La Repubblica - Affari & Finanza - Confindustria: 'È decisivo per la ripresa economica'

La Repubblica - Affari & Finanza - Confindustria: 'È decisivo per la ripresa economica'

28 Maggio 2013


Secondo Nardo Filippetti aumentare il numero dei visitatori stranieri è uno strumento fondamentale di sviluppo: "ma i rapporti qualità/prezzi non sono all'altezza del mercato"

«Quest'anno prevediamo un calo delle presenze del 20%, il Paese non capisce che dal turismo potrebbe arrivare una spinta decisiva alla crescita economica, ma purtroppo siamo inermi». Seduto nel suo studio a viale dell'Astronomia, Nardo Filippetti, 63 anni, presidente dell'Astoi-Confindustria Viaggi, l'associazione dei tour operator italiani, non nasconde le sue preoccupazioni sulla stagione turistica alle porte.

Alla testa di un colosso, Eden Viaggi, da 359 milioni di fatturato, Filippetti lavora nel settore dagli anni Settanta. Ed elenca, uno dopo l'altro, i vizi del "sistema Italia", che boccia senza appello: «Sprechiamo energie senza fare gioco di squadra, oggi serve una grande piano nazionale del turismo per ripartire».

Cosa non funziona, secondo lei, nell'offerta turistica in Italia?

«Ognuno si muove da solo, non riusciamo a vendere all'estero il Paese, ma solo i singoli luoghi. Possediamo il 50% del patrimonio artistico mondiale, l'enogastronomia, eppure non riusciamo a vendere niente. Il nostro livello di comunicazione è talmente basso».

Le domus di Pompei che crollano come ruderi di campagna non aiutano.

«Davanti a quelle immagini provo angoscia. Ed è solo l'esempio più famoso, ne esistono tanti altri. Gli stranieri vengono qui e trovano ruderi cadenti, la politica è insensibile alla gestione del nostro patrimonio».

Oltre la politica, chi mette sul banco degli imputati?

«È inutile che un privato adegui le strutture ricettive se il territorio non porta visitatori, da noi manca il concetto di ospitalità. Dovremmo capire che il turismo è un patrimonio, non delocalizzabile, che avremo a vita».

Il turismo vale all'incirca il 10% del nostro Pil, ma ormai siamo al terzo posto in Europa, dietro Spagna e Francia. Quale cura propone per il "malato Italia"?

«La crisi del settore è forte, il rapporto qualità/prezzo non risponde più alle esigenze del mercato: siamo troppo costosi. Oggi servono idee. L'Enit, l'Agenzia nazionale del turismo, che dovrebbe essere il nostro "braccio armato", spende oltre l'80% del suo budget annuale in stipendi. Purtroppo nel settore non c'è mai stato un Agnelli, tutto è lasciato all'iniziativa dei piccoli. Oltre 33mila albergatori, ognuno con la propria borsetta. Sa cosa ho visto ad Hong Kong?».

Cosa?

«In un tram c'era una pubblicità italiana con scritto il nome di una sola regione, la Basilicata, e punto. Ognuno per sé».

Come ne usciamo?

«Capendo che gli altri ci stanno scavalcando. Tutti parlano dell'Ayers Rock in Australia. È un monolite che cambia colore al tramonto, ma come operazione di marketing funziona e oggi è diventata una delle loro icone. Pensiamo ai nuraghi in Sardegna, nessuno li valorizza».

Oggi un traghetto per la Sardegna costa centinaia di euro.

«Ecco un altro caso: lì, dopo le vicende della compagnia Tirrenia, i prezzi dei traghetti sono diventati folli, e questo allontana l'isola dal continente. Dopo il boom, sui grandi numeri la Sardegna soffre e con lei il nostro turismo».

Previsioni sull'estate alle porte?

«Le prenotazioni negli alberghi vanno male, comincia ad affievolirsi anche la richiesta di business travel , perché qui non c'è business. A mancare nelle rotte dei turisti è proprio la "destinazione Italia". I nostri monumenti sono messi male, ma c'è un Italia minore che andrebbe valorizzata, se svuotassimo le cantine dei palazzi e dei conventi avremmo tante ricchezze che non sapremmo più dove metterle».

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