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LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Tornare in classe a ottobre? I vantaggi per gli studenti e per il settore del turismo

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Tornare in classe a ottobre? I vantaggi per gli studenti e per il settore del turismo

07 Ottobre 2019

Nel 1976 l'ultima apertura delle scuole con San Remigio

GAETANO CAMPIONE l BARI. Quarantatré anni fa la campanella della scuola squillò per l'ultima volta il primo ottobre. Era il 1976 e dall'anno successivo una legge stabilì che l'inizio delle lezioni veniva anticipato a settembre, con date che sono poi diventate flessibili a seconda delle regioni ma anche dei singoli istituti. Addio vacanze lunghe - in Puglia la Fiera del Levante era l'ultimo momento di svago col rito dei film trasmessi per l'occasione da mamma tv rigorosamente in bianco e nero - ma anche addio ai grembiulini blu per i maschi e bianchi per le femmine, con fiocchi enormi. Le cartelle avevano le fibbie, i quaderni le copertine tutte uguali. I bambini di prima elementare si chiamavano «remigini», in onore di San Remigio, festeggiato il primo ottobre e le fotografie ormai vintage delle classi ordinate con i grembiuli, sono diventate patrimonio storico di ogni famiglia. Durante questi 43 anni c'è stato ciclicamente il tentativo di riportare la data di inizio anno scolastico al primo ottobre. Ma non si è mai tornati indietro. Eppure l'ultima stagione estiva è durata per tutto il mese di settembre. Quindi, spostando la data, non si soffrirebbe il caldo nelle aule e si darebbe una boccata d'ossigeno al turismo, contribuendo a destagionalizzare le presenze. Insomma, una riforma a costo zero dai risvolti economici da non sottovalutare. Partiamo, allora, dal calendario scolastico regionale pugliese, lo strumento che stabilisce le date di inizio e di fine delle lezioni, i giorni delle vacanze natalizie e pasquali, le ulteriori sospensioni delle attività didattiche. Il totale non può essere meno di 200 giorni, compresa la festa del santo patrono.

L'Ufficio scolastico prepara una bozza e la sottopone alla Regione. Quest'ultima lo approva con una delibera. Poi c'è l'autonomia degli istituti scolastici. Possono cambiare la data di inizio delle lezioni e individuare, a seconda delle esigenze, altri giorni di sospensione delle attività didattiche. I giorni di lezione devono essere comunque mai meno di 200. Il risultato? C'è una notevole elasticità, una volta stabilità la data ufficiale. Ragion per cui, tornare al primo ottobre, non rappresenta un ostacolo insormontabile. Carlo Castellana, vice coordinatore della Gilda, il sindacato che rappresenta 10mila dei 60mila docenti pugliesi, spiega: «Tecnicamente sarebbe una soluzione che risolverebbe tanti problemi legati alla scuola. Un esempio? Non tutti gli istituti a settembre hanno i supplenti per coprire l'attività didattica. Così, si parte e poi si adotta l'orario ridotto. Stesso discorso per le mense. Quasi nessuno è pronto a settembre. E poi le nostre scuole non hanno l'aria condizionata, le aule si trasformano in veri e propri forni. Infine, una considerazione sul turismo: molti stabilimenti balneari e tutto l'indotto potrebbero usufruire di almeno due settimane in più e le famiglie avrebbero prezzi molto interessanti legati alla destagionalizzazione del fenomeno. Perché allora non provare? Potremmo diventare una regione apripista». Roberto Romito in Puglia rappresenta l'Associazione nazionale presidi.

Il 50 per cento dei 7mila e 700 responsabili di istituti scolastici si riconosce nell'Anp: «Il problema non è l'inizio dell'anno scolastico, ma la fine che è uguale per tutti a livello nazionale. Detto questo per far quadrare i conti, è giusto lasciare un'ampia flessibilità al sistema. Non dimentichiamo però che le lunghe assenze da scuola abbassano potenzialmente la tensione e l'impegno di tutti. Già al Nord anticipano rispetto al Sud. Un eventuale cambiamento va studiato nei dettagli per valutare i pro e i contro di una decisione importante». In Puglia, solo nel 2018, è stata toccata quota 15 milioni di presenze. Si può fare di più? Certo. L'assessore regionale al Turismo, Loredana Capone, spiega la strategia: «Se punti a destagionalizzare, il mare da solo non basta più. Devi offrire programmi fuori dal periodo estivo. Noi puntiamo non solo sulla incentivazione delle strutture, ma soprattutto sui contenuti e sulle attività: senza programmi di fruizioni, non arrivano i nostri incentivi.

Abbiamo torri, castelli, teatri. Ma se sono chiusi, servono a poco. Via libera allora alle attività culturali, dalle biblioteche aperte ai festival del cinema, della musica. Oggi il turista chiede servizi di qualità, questa è la nuova sfida. E noi dobbiamo investire sulla formazione». Il prolungamento della stagione estiva? «Un'idea da approfondire. Da sola non basta però a risolvere il problema della destagionalizzazione dei flussi turistici. Il turismo delle famiglie sarebbe certamente favorito con l'apertura delle scuole il primo ottobre. Però il segmento locale inciderebbe poco sui numeri complessivi». Una criticità su tutte? «I trasporti interni. In Puglia funzionano poco e male. È assurdo spendere quanto un viaggio aereo se si vogliono raggiungere località interne oppure impiegare più tempo per arrivare in treno nel Salento che da Copenaghen in aereo. Cito anche l'abusivismo. Non è possibile censire 7mila strutture ufficiali e trovarne sul web 70mila. Così anche la programmazione istituzionale rischia di perdere di credibilità». Agli albergatori l'idea dello slittamento del calendario scolastico non dispiace. «Dovrebbero farlo anche al Nord - dice Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia -. Altrimenti se ci dovessimo basare solo sui flussi locali sarebbe difficile registrare incrementi significativi. Il principio da acquisire deve essere quello di andare incontro alle esigenze degli operatori turistici. Prendete gli stabilimenti balneari. Se sposassimo l'idea delle cure elioterapiche, una volta chiusa la stagione ufficiale, potrei mettere l'ombrellone e non il bagnino, un servizio difficile da ammortizzare una volta finita l'estate. In Puglia abbiamo fatto uno sforzo eccezionale per i collegamenti aerei da e con l'estero. I treni hanno ancora limiti strutturali. C'è bisogno di accessi veloci a costi ragionevoli». Mimmo Desantis, è il punto di riferimento degli albergatori salentini: «Allungare la stagione almeno di 15 giorni servirebbe a tutti. Aumenterebbe il periodo lavorativo, i ragazzi delle scuole alberghiere continuerebbero nella loro esperienza e guadagnerebbero qualche soldo in più, sorriderebbero anche i gestori dei lidi balneari. Insomma il turismo delle famiglie ci darebbe una mano sicuramente». Dino De Risi, presidente dei giovani albergatori italiani: «Lo slittamento al primo ottobre non sposterebbe di molto gli equilibri stagionali perché molto turismo pugliese è extraregionale.

Una settimana in più, però, potrebbe essere interessante, a patto di programmare con largo anticipo e in maniera sinergica eventi e progetti». Nardo Filippetti è il numero uno di Astoi, l'associazione nazionale dei tour operator di Confindustria. Recentemente ha ricordato la necessità di rivisitare i tempi delle vacanze per rilanciare l'industria dei viaggi: «Per destagionalizzare bisognerebbe mettere mano al calendario scolastico che batte i tempi dei flussi e fa sì che il nostro Paese venga recepito come caro». Antonio Capacchione, presidente nazionale del sindacato balneari (Sib). Foggiano, ha nel cuore il Gargano e i dintorni: «Purtroppo tutti i tentativi fatti fino ad oggi per cambiare il calendario scolastico sono andati a vuoto. Non c'è una difficoltà di carattere normativo. Forse il cambiamento è condizionato dalla volontà delle famiglie pugliesi: per molti la scuola rappresenta un parcheggio. Abbiamo bisogno di una chiara e determinata volontà politica per superare lo status quo. Per noi sarebbe un ottimo regalo. Prolungare la stagione significa lavorare e recuperare magari i danni di un mese di maggio meteorologicamente poco felice. I tempi, forse oggi, sono maturi per il cambiamento. Viviamolo magari come momento di unità nazionale, dalle Alpi alla Sicilia».

Tornare indietro, al tempo dei «remigini» non è una impresa impossibile. Serve una visione strategica. Peraltro i grandi albergatori del Nord hanno chiesto e ottenuto una modifica del calendario scolastico proprio per avere in inverno due settimane in più legate alle vacanze invernali. E se lì decidessero di tornare a scuola ad agosto, noi che faremo? Gianni Stea, assessore regionale, un paio d'anni fa aveva lanciato ufficialmente la proposta di far slittare l'inizio delle lezioni nel giorno di San Remigio. Un coro di consensi. L'istituzione di un tavolo tecnico. E poi? «Non si è fatto più nulla perché hanno vinto i problemi logistici. Come la mettiamo con i trasporti? E con le mense? C'era anche la storia dell'autonomia scolastica, una specie di deregulation che sfugge ad ogni controllo. Io sono convinto della bontà della proposta. La rilancio, oggi che c'è un governo centrale a trazione Sud. Mi sembra valida e può essere estesa a tutto il Paese. Perché non dovremmo valorizzare il mare, la nostra risorsa principale? L'ultimo tuffo l'ho fatto domenica. La spiaggia era piena come se fosse agosto. Chiediamoci come mai si sono allungate le ferie invernali. Volete la risposta? Ve la do io: sono intervenuti i grandi albergatori del Nord. E noi, come rispondiamo? Avevo anche coniato uno slogan: più istruzione, più turismo. Più istruzione perché sebbene il calendario scolastico da approntare preveda lo stesso numero di giorni attuali, eviteremmo ai nostri ragazzi, ai docenti e a tutto il personale le lezioni a settembre quando al Sud fa ancora molto caldo e quindi il rendimento resta su livelli molto bassi. Più turismo perché molti stabilimenti balneari e tutto l'indotto del settore potrebbe godere di almeno altre due settimane utili, a maggior ragione se la Puglia sul tema diventa la regione apripista anche per il Nord».

Fonte = LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 07/10/19