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IL SUSSIDIARIO - CRISI TURISMO/ Le riaperture a metà lasciano l’event industry in apnea

IL SUSSIDIARIO - CRISI TURISMO/ Le riaperture a metà lasciano l’event industry in apnea

02 Ottobre 2021
In fondo ai corridoi si aprono le porte su Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana, Egitto (ma solo per Sharm El Sheikh e Marsa Alam). I corridoi, ovviamente, sono quelli turistici “Covid free”, sdoganati dall’ordinanza del ministro alla Salute Roberto Speranza e subordinati a una serie di misure precauzionali (certificazioni, tamponi e via dicendo) già ricordate su queste pagine. Sono tutte mete riammesse, in “via sperimentale”, per soddisfare i vacanzieri invernali, tra Oceano Indiano e Caraibi, anche se non si sa bene perché Aruba sì e le altre ex Antille Olandesi no (le famose ABC, appunto Aruba, Bonaire e Curaçao). Comunque, è un primo passo, in attesa di un via libera più ecumenico, come sottolinea una nota congiunta di Fto – Federazione Turismo Organizzato di Confcommercio, Aidit Federturismo Confindustria, ASTOI Confindustria Viaggi, Assoviaggi Confesercenti, Fiavet Confcommercio, Ibar e Maavi Conflavoro.

“Accogliamo con favore il segnale positivo sui corridoi turistici Covid-free: adesso bisogna fare in modo che questo sia solo un primo passo verso la rapida riapertura complessiva delle mete extra Ue dove è possibile da subito viaggiare in sicurezza, come previsto in altri paesi dell’Unione europea”. “Come tour operator, agenti di viaggio e professionisti del turismo – proseguono le rappresentanze – faremo il massimo per ottemperare alle prescrizioni e, sulla base delle prime risposte dei nostri clienti e della loro applicabilità, ci riserviamo di proporre miglioramenti nel tavolo tecnico di monitoraggio istituito presso il ministero della Salute. D’altronde la sicurezza dei clienti è da sempre in cima alle nostre priorità. Tuttavia non sarà la piccola lista di destinazioni sbloccate in queste ore a risolvere i nostri problemi. Ci vorrà ben altro per consentirci di limitare i danni in un 2021 che finora è peggiore persino del 2020 e che mette a rischio 40mila lavoratori del turismo organizzato italiano, un comparto che nella normalità lavora 12 mesi all’anno e non solo nei periodi di vacanza”.

Se agenzie e TO possono tirare un sospiro di sollievo, continua invece l’apnea per l’industria dei congressi e degli eventi aziendali, che continua a chiedere che la capienza di sale meeting, location per eventi e centri congressi sia portata all’80%, la medesima percentuale che è stata approvata dal Cts per cinema e teatri. “Considerata l’evoluzione positiva del quadro epidemiologico e che ormai cinema e teatri potranno contenere molte più persone e che anche i musei riapriranno con capienza al 100% – ha detto la presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli – non ci capacitiamo del perché per le sale congressi e le location per eventi che si sono sempre attenute al rispetto dei rigidi protocolli non sia riservato lo stesso trattamento. L’event industry  è uno dei comparti che ha maggiormente sofferto durante la pandemia  e che nel rispetto delle norme di sicurezza ha tutto il diritto, come gli altri settori, di tornare ad una nuova normalità e di ripartire”.

“Le imprese dei congressi e degli eventi aziendali – ha aggiunto Alessandra Albarelli, presidente di Federcongressi&eventi – hanno dovuto affrontare uno stop durato oltre un anno e ora stanno affrontando una difficile ripresa. Portare la capienza dei nostri spazi all’80% è fondamentale per incentivare aziende e associazioni a continuare a investire negli eventi e nei congressi. I centri congressi e le location per eventi sono luoghi di lavoro sicuri: adottiamo protocolli rigorosi e, come associazione di settore, abbiamo anche redatto il documento di valutazione del rischio biologico in sede di Evento-DVRE diventato prassi UNI”.

Fonte = IL SUSSIDIARIO 02/10/21