GIORNALE DI BRESCIA - Operatori turistici ancora scontenti: «Guerra tra poveri»
Dopo le proteste per la possibilità di viaggiare, bocciata anche l'ordinanza ROMA. Niente vacanze di Pasqua in Italia, ma anche quei pochi che sono riusciti a scappare all'estero (nello specifico al caldo delle Canarie oppure in una delle altre destinazioni Schengen) troveranno una «sorpresa» al rientro. I viaggiatori che arrivano o rientrano fino al 6 aprile da Paesi dell'Ue dovranno rispettare una quarantena di 5 giorni e alla fine sottoporsi a un ulteriore tampone. Altra benzina sul fuoco sulla rovente polemica che era stata innescata qualche giorno fa da Federalberghi «Quarantena al rientro dall'Ue? Così abbiamo perso tutti - commenta il presidente Astoi Confindustria Viaggi Pier Ezhaya - e francamente non vediamo il nesso di questa misura sanitaria e non riusciamo a scollegarla dalle polemiche di questi ultimi giorni sul fatto che si possa viaggiare in alcuni paesi esteri per Pasqua. Perché quest'ordinanza non è stata fatta prima? Sembra voler dire: rendiamo più difficile andare all'estero... Anche noi tour operator siamo aziende italiane! E stiamo parlando di due soli charter (da 180 passeggeri), un numero minuscolo rispetto alle gravissime perdite dell'ultimo anno». Ci tiene subito a chiarire la posizione degli albergatori il presidente Bernabò Bocca: «La toppa della quarantena - dice - è peggio del buco. Noi non volevamo fare assolutamente la guerra agli italiani che andavano all'estero né tantomeno a tour operator e agenzie di viaggi italiani di cui abbiamo la massima considerazione. Il nostro discorso è solo questo: se il tampone vale per andare all'estero, deve valere anche in Italia. Parla di una «guerra tra poveri» Luca Patanè, presidente di Confturismo Confcommercio: «Non serve fare la lotta tra hotel, agenzie di viaggio e tour operator. Siamo tutti nella stessa barca, che sta affondando. Siamo un unico comparto che deve urlare al governo l'emergenza pazzesca in cui siamo. È passato più di un anno e passeranno ancora mesi prima che si riveda la luce. E non sono quei quattro soldi di ristori che ci possono salvare. Abbiamo bisogno - chiarisce di aperture dall'estero (perché il 51% delle presenze alberghiere nel 2019 veniva da fuori).
Fonte = GIORNALE DI BRESCIA 31/03/21