
TTG ITALIA - Pier Ezhaya: «L'uragano è finito, ora un'altra epoca»
27 Giugno 2022
Nel momento più difficile ha deciso di indossare la divisa di presidente Astoi per raccontare le sofferenze dell'industria del turismo.
Lo ha fatto con un profilo istituzionale che gli ha permesso di conquistare consensi anche tra i competitor.
Pier Ezhaya, in piena pandemia, ha rappresentato in tv e radio tutto il mondo del tour operating. Non solo Alpitour. Oggi a distanza di qualche mese, in piena rincorsa di mercato, ammette stanchezza e spiragli di felicità. Perché il settore si risolleva e le proiezioni del gruppo torinese ne sono la piena dimostrazione.
Il d.g. tour operating di Alpitour racconta questo e molto altro nell' incontro del Caffè con il direttore. Tra una revisione dei brand e una rivoluzione tecnologica l'intervista traccia il punto della situazione del leader di mercato.
Ezhaya siamo entrati nell'estate '22. Con quali risultati e stato d'animo?
Possiamo dire che il settore intero è stato travolto da un uragano. Ora è normale che esca la stanchezza, a tratti. Ammetto di sentirmi emotivamente provato perché nessuno si aspettava una crisi così violenta e duratura. Però essere tornati a discutere di cambi d'orario e overbooking ripaga anche del grande sforzo e dell'impegno messo da tutti quanti. E dal fronte risultati giungono segnali decisamente positivi per Alpitour e per l'intero comparto.
In qualche momento ha pensato al peggio?
Ci sono stati momenti meno razionali, in cui in tanti abbiamo pensato che non sarebbe stato possibile tornare alla normalità. Non si intravedeva la luce.
Una normalità ben diversa da quella di due anni fa. Anche in casa Alpitour avete riscontrato questi cambiamenti?
L'errore più grosso sarebbe quello di ripartire dal 2019. Sono cambiate tante cose e credo sia veramente un'altra epoca. Il comportamento dei consumatori non è più lo stesso. Prenda la questione del personale (che scarseggia ovunque). Molti non vogliono più fare certi lavori perché la pandemia ha toccato il profondo, le certezze. Però noi di Alpitour abbiamo sfruttato bene questa fase per avviare molti cambiamenti. Senza il fermo macchine non sarebbe avvenuto.
Nelle scorse settimane abbiamo visto che le previsioni di Alpitour per fine esercizio (31 ottobre) segnalano il superamento abbondante di 1 miliardo di fatturato. Cosa sta succedendo?
Stiamo performando oltre il budget perché siamo stati bravi a prendere il treno al volo. Per l'area tour operating abbiamo una stima aggiornata di 830 milioni di euro, ben 60 milioni in più rispetto alle previsioni. Un risultato che in qualche maniera premia anche gli sforzi fatti a inizio anno, quando l'azienda ha immesso posti sul mercato per rafforzare lo scaffale delle agenzie. Un'iniziativa che sta tornando indietro.
Ma nonostante questo emergono alcune criticità che vanno sistemate. La macchina Alpitour di cosa ha bisogna per andare a pieni giri?
Non è stato semplice mettere a regime il sistema tecnologico e questo ha creato malessere nel trade. Sappiamo che easy book non ha performato al meglio. E ci siamo anche trovati sulla strada l'aumento dei costi del carburante, che causa problemi rilevanti. Direi che l'impatto di questa voce è devastante per una parte del business.
È vero che le destinazioni in Egitto hanno ripreso i valori del 2019? Magari con uno scontrino medio anche più alto...
I numeri di Alpitour ci dicono che siamo molto vicini ai livelli del '19, pur vendendo a prezzi più alti. Il Mar Rosso soprattutto resta la destinazione economica più accessibile. Supera Grecia, Spagna e Italia.
A proposito di Italia. I prezzi in alcune mete sono saliti oltre il livello di guardia?
L'Italia ha dei costi gestionali troppo alti, lo sappiamo tutti. E questo si riversa per forza sul prezzo finale. Se non ripensiamo in fretta il mercato nel 2023 rischiamo di perdere traffico a vantaggio dei concorrenti del Mediterraneo. Abbiamo una stagionalità breve su alcune mete forti e anche Alpitour soffre questa situazione. Le imprese hanno bisogno di una politica turistica diversa.
Basterebbe avere una politica turistica di maggiore respiro. Non pensa sia tutto finalizzato all'immediato?
Vedo che la Spagna ha messo in piedi una serie di azioni che stanno dando risultati evidenti. Il sostegno a industria e imprese torna sempre indietro, anche rivisitando tutto il sistema tariffario. Bisogna capirlo in fretta.
Torniamo al mondo Alpitour. Avere rivisto la squadra e ridotto i brand: cosa ha portato questa operazione?
Era nostra intenzione essere più magri e veloci. Gli interventi che abbiamo fatto sono stati compresi anche dal trade. Prenda Turisanda, per esempio. Un'indagine di mercato ci ha guidati in questa fase di rilancio segnalando che il brand aveva ancora forza e un suo mercato di riferimento.
Altri brand finiti ai margini come Swan, Press Tours, Viaggidea e Karambola sono in vendita?
Non sono sul mercato, sono congelati. Come dicevo prima era indispensabile avviare una nuova fase, magari fermando l'attività di alcune divisioni anche note. Non abbiamo ascoltato il cuore, ma lavorato per realizzare una struttura dinamica.
Se avesse in mano la bacchetta magica cosa cambierebbe di questa industria?
Mi piacerebbe confrontarmi in maniera industriale con la distribuzione, anzi con tutto il mercato del turismo. Poi con la bacchetta magica vorrei creare una confederazione unita di tutte le anime presenti sul mercato delle agenzie di viaggi.
Tra una direzione in Alpitour e il ruolo istituzionale in Astoi non resta molto tempo. Cosa vuole fare nel prossimo futuro?
Alpitour è la mia casa, l'azienda a cui sono grato per avermi permesso questo percorso. Però quando avrò tempo libero vorrei occuparmi dei cani abbandonati. Mi piacerebbe guardarli negli occhi e aiutarli.
Lo ha fatto con un profilo istituzionale che gli ha permesso di conquistare consensi anche tra i competitor.
Pier Ezhaya, in piena pandemia, ha rappresentato in tv e radio tutto il mondo del tour operating. Non solo Alpitour. Oggi a distanza di qualche mese, in piena rincorsa di mercato, ammette stanchezza e spiragli di felicità. Perché il settore si risolleva e le proiezioni del gruppo torinese ne sono la piena dimostrazione.
Il d.g. tour operating di Alpitour racconta questo e molto altro nell' incontro del Caffè con il direttore. Tra una revisione dei brand e una rivoluzione tecnologica l'intervista traccia il punto della situazione del leader di mercato.
Ezhaya siamo entrati nell'estate '22. Con quali risultati e stato d'animo?
Possiamo dire che il settore intero è stato travolto da un uragano. Ora è normale che esca la stanchezza, a tratti. Ammetto di sentirmi emotivamente provato perché nessuno si aspettava una crisi così violenta e duratura. Però essere tornati a discutere di cambi d'orario e overbooking ripaga anche del grande sforzo e dell'impegno messo da tutti quanti. E dal fronte risultati giungono segnali decisamente positivi per Alpitour e per l'intero comparto.
In qualche momento ha pensato al peggio?
Ci sono stati momenti meno razionali, in cui in tanti abbiamo pensato che non sarebbe stato possibile tornare alla normalità. Non si intravedeva la luce.
Una normalità ben diversa da quella di due anni fa. Anche in casa Alpitour avete riscontrato questi cambiamenti?
L'errore più grosso sarebbe quello di ripartire dal 2019. Sono cambiate tante cose e credo sia veramente un'altra epoca. Il comportamento dei consumatori non è più lo stesso. Prenda la questione del personale (che scarseggia ovunque). Molti non vogliono più fare certi lavori perché la pandemia ha toccato il profondo, le certezze. Però noi di Alpitour abbiamo sfruttato bene questa fase per avviare molti cambiamenti. Senza il fermo macchine non sarebbe avvenuto.
Nelle scorse settimane abbiamo visto che le previsioni di Alpitour per fine esercizio (31 ottobre) segnalano il superamento abbondante di 1 miliardo di fatturato. Cosa sta succedendo?
Stiamo performando oltre il budget perché siamo stati bravi a prendere il treno al volo. Per l'area tour operating abbiamo una stima aggiornata di 830 milioni di euro, ben 60 milioni in più rispetto alle previsioni. Un risultato che in qualche maniera premia anche gli sforzi fatti a inizio anno, quando l'azienda ha immesso posti sul mercato per rafforzare lo scaffale delle agenzie. Un'iniziativa che sta tornando indietro.
Ma nonostante questo emergono alcune criticità che vanno sistemate. La macchina Alpitour di cosa ha bisogna per andare a pieni giri?
Non è stato semplice mettere a regime il sistema tecnologico e questo ha creato malessere nel trade. Sappiamo che easy book non ha performato al meglio. E ci siamo anche trovati sulla strada l'aumento dei costi del carburante, che causa problemi rilevanti. Direi che l'impatto di questa voce è devastante per una parte del business.
È vero che le destinazioni in Egitto hanno ripreso i valori del 2019? Magari con uno scontrino medio anche più alto...
I numeri di Alpitour ci dicono che siamo molto vicini ai livelli del '19, pur vendendo a prezzi più alti. Il Mar Rosso soprattutto resta la destinazione economica più accessibile. Supera Grecia, Spagna e Italia.
A proposito di Italia. I prezzi in alcune mete sono saliti oltre il livello di guardia?
L'Italia ha dei costi gestionali troppo alti, lo sappiamo tutti. E questo si riversa per forza sul prezzo finale. Se non ripensiamo in fretta il mercato nel 2023 rischiamo di perdere traffico a vantaggio dei concorrenti del Mediterraneo. Abbiamo una stagionalità breve su alcune mete forti e anche Alpitour soffre questa situazione. Le imprese hanno bisogno di una politica turistica diversa.
Basterebbe avere una politica turistica di maggiore respiro. Non pensa sia tutto finalizzato all'immediato?
Vedo che la Spagna ha messo in piedi una serie di azioni che stanno dando risultati evidenti. Il sostegno a industria e imprese torna sempre indietro, anche rivisitando tutto il sistema tariffario. Bisogna capirlo in fretta.
Torniamo al mondo Alpitour. Avere rivisto la squadra e ridotto i brand: cosa ha portato questa operazione?
Era nostra intenzione essere più magri e veloci. Gli interventi che abbiamo fatto sono stati compresi anche dal trade. Prenda Turisanda, per esempio. Un'indagine di mercato ci ha guidati in questa fase di rilancio segnalando che il brand aveva ancora forza e un suo mercato di riferimento.
Altri brand finiti ai margini come Swan, Press Tours, Viaggidea e Karambola sono in vendita?
Non sono sul mercato, sono congelati. Come dicevo prima era indispensabile avviare una nuova fase, magari fermando l'attività di alcune divisioni anche note. Non abbiamo ascoltato il cuore, ma lavorato per realizzare una struttura dinamica.
Se avesse in mano la bacchetta magica cosa cambierebbe di questa industria?
Mi piacerebbe confrontarmi in maniera industriale con la distribuzione, anzi con tutto il mercato del turismo. Poi con la bacchetta magica vorrei creare una confederazione unita di tutte le anime presenti sul mercato delle agenzie di viaggi.
Tra una direzione in Alpitour e il ruolo istituzionale in Astoi non resta molto tempo. Cosa vuole fare nel prossimo futuro?
Alpitour è la mia casa, l'azienda a cui sono grato per avermi permesso questo percorso. Però quando avrò tempo libero vorrei occuparmi dei cani abbandonati. Mi piacerebbe guardarli negli occhi e aiutarli.