Astoi Confindustria viaggi
La qualità alla guida del turismo
Rassegna stampa Astoi
TTG Italia - Egitto, coro unanime: «Togliete il warning»

TTG Italia - Egitto, coro unanime: «Togliete il warning»

24 Giugno 2014

Tutti gli occhi del mercato turistico italiano si sono concentrati per tre giorni su Marsa Alam. È stato infatti Port Ghalib lo scenario in cui si sono ritrovati sotto un'unica bandiera tour operator, compagnie aeree, istituzioni e buona parte della distribuzione italiana. Settecento agenzie di viaggi, a stagione già avviata, hanno deciso di lasciare il proprio punto vendita per toccare con mano la situazione della località libera dallo Sconsiglio e ascoltare i punti di vista dei protagonisti del settore. Una risposta massiccia che ha lasciato sorpresi anche gli stessi organizzatori: "Le agenzie hanno risposto in massa - ha rilevato il direttore commerciale di Eden Viaggi, Angelo Cartelli -, tanto che abbiamo dovuto creare delle liste di attesa per gli aerei". Un segno evidente di quanto la questione Egitto stia a cuore a tutta la filiera organizzata e quanto il tema sia capace di appassionare e coinvolgere tutti.

A cominciare dal ministro del Turismo egiziano Hisham Zaazou che, durante l'incontro con i giornalisti, ha mosso al Governo italiano un'unica richiesta: la rimozione dello Sconsiglio su Sharm el Sheikh per riportare i clienti in tutto l'Egitto. All'inizio quasi sussurrato dai partecipanti, poi sostenuto a gran voce con sempre più coraggio da tutti, l'invito del ministro Zaazou è diventato ben presto uno dei leitmotiv dell'evento. Un appello vero e proprio, che si è unito presto all'altro impegno raccomandato dalla filiera: spingere sulle località al momento libere dalle restrizioni della Farnesina. E ancora, condivisa dalle agenzie a suon di applausi fragorosi, la raccomandazione che il moderatore del dibattito, il giornalista Paolo Mieli, ha indirizzato più volte ai media presenti. "Il primo responsabile di questa crisi del settore economico più importante del nostro Paese è il mondo della comunicazione ed è da lì - ha evidenziato - che si deve ripartire".

Un mea culpa pronunciato a più riprese e ogni volta capace di innescare il consenso dei dettaglianti. Consensi che hanno riscosso anche gli altri interventi arrivati dal palco, da cui si sono alternate le voci dell'industria turistica italiana: dal presidente di Settemari Mario Roci (pronto a tuonare: "Non è vero che manca la domanda sull'Egitto"), al direttore generale di Francorosso Pier Ezhaya, che ha spronato il mercato a "mantenere il controllo sulle destinazioni aperte", fino al neopresidente di AstoiLuca Battifora. Il ceo di Turisanda ha parlato a chiare lettere dei rischi corsi dall'industria turistica. "Per il tour operating – spiega Battifora - l'Egitto conta oggi dall'8 al 12 per cento del fatturato a seconda del periodo dell'anno, arrivando in inverno addirittura a 4 clienti su 10 che lo chiedono in agenzia. È una meta fortemente presente nei principali operatori del balneare e per alcuni rappresenta oltre il 20 per cento del portafoglio. È vitale anche per molte compagnie aeree". Elementi che da soli danno la misura di "come la mancanza dell'Egitto si ripercuota sui conti e sulla capacità di investimento degli operatori".

Zaazou: “Reinventate il Paese”

Rimuovere il warning su Sharm El Sheikh, lavorare con adv e operatori al rilancio della destinazione e sviluppare progetti per stimolare flussi da nuovi mercati. Si snoda lungo questi passaggi la strategia presentata alla convention 'United for Egypt' da Hisham Zaazou. In attesa della conferma o meno del suo mandato da parte del neopresidente al-Sisi, il ministro del Turismo non ha dubbi e chiede a gran voce: "Basta con lo Sconsiglio. Quando lo scorso 26 febbraio la Germania ha emanato per prima il warning la ragione dichiarata era che, da informazioni dell'intelligence, sarebbe stato imminente un attacco. Ora siamo a metà giugno, non è successo niente e i turisti provenienti da molte parti del mondo - dove non è stato usato lo stesso avvertimento - si godono la destinazione". Poi la riflessione del ministro si sposta verso il Belpaese. "Voi italiani - ricorda Zaazou - siete da sempre persone creative. Trent'anni fa avete inventato Sharm e poi, molti anni più tardi, avete lanciato Marsa Matrouh. Ora - incalza - vi chiedo di inventare di nuovo l'Egitto, di avere fiducia: invece di donazioni, mandate clienti". Il ritorno dei turisti tricolore viene del resto giudicato fondamentale per aprire la strada agli investimenti. "Entro la prima metà del 2015 - chiarisce - disporremo di un fondo di 500 milioni di dollari provenienti da privati, da utilizzare per l'industria turistica, che in questo momento ha bisogno di essere sostenuta anche per garantire la sua capacità occupazionale". Intanto la rimozione del warning resta al vaglio della Farnesina. "Stiamo monitorando la situazione – conferma l'ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari -. Comprendiamo le ragioni degli operatori e appena sarà possibile procederemo".

L’obiettivo

Entro il 2020 il ministro Zaazou ha questo obiettivo: attrarre oltre 25 milioni di turisti internazionali. "Nel giro dei prossimi sei anni - stima - le entrate raddoppieranno". Entro il 2020, secondo il ministro del Turismo, le entrate valutarie derivanti dall'inbound dovrebbero raddoppiare rispetto al picco di 12,5 miliardi del 2010; l'ipotesi è che arrivino a un totale di 25 miliardi di dollari. - di Amina D’Addario

Il parere degli operatori. Prodotto da difendere

Uniti per tornare al vecchio primato. Gli operatori non ci stanno alla débâcle del mercato italiano e alla convention lanciano un messaggio a tutta la distribuzione presente: l'Egitto è nostro, lo abbiamo inventato noi e non ce lo lasceremo scippare da altri mercati. "L'Egitto - sottolinea il presidente di AstoiLuca Battifora – va difeso e supportato, è un prodotto che il cliente vuole e che ama. Abbiamo perso posizioni più per fattori emotivi che per altro, perché in altri Paesi lo Sconsiglio non ha creato tracolli". Poi aggiunge: "Non si può inventare una località turistica e farsela scippare per un momento di débâcle". Parole di rivalsa raccolte anche dal direttore business unit di Going, Alessandro Seghi, chiamato a fare il punto su Sharm El Sheikh. Una destinazione ferma al palo per il warning della Farnesina: 185mila gli italiani nel 2013, il 60 per cento in meno rispetto a tre anni prima. "Sharm è nata con gli italiani e gli italiani - sprona Seghi - se la devono riprendere. I numeri, è vero, sono negativi, ma lasciano intravedere una possibilità di ripresa". A dimostrarlo, secondo il manager, il fatto che "non appena gli elementi turbativi vengono rimossi anche il prodotto subito riparte".

Uno sblocco che solo nuove decisioni della Farnesina potrebbero innescare, anche se tutti gli sforzi della filiera si concentrano al momento sulle mete libere da restrizioni. "Più che la rimozione dello Sconsiglio – evidenzia Pier Ezhaya, direttore generale Francorosso -, che non dipende da noi, dobbiamo difendere i corridoi aperti". Nonostante le distinzioni del ministero degli Esteri, tutte le destinazioni sono accomunate da flessioni a doppia cifra che rischiano di causare, evidenzia Ezhaya, "grandi complicazioni per gli operatori nell'organizzazione dell'offerta". Un punto, questo, su cui fa chiarezza anche Nardo Filippetti, presidente di Eden Viaggi: "È impensabile che, una volta rimosso lo Sconsiglio, tra otto mesi potremo tornare sul mercato con lo stesso prodotto e con la stessa competitività perché allora - avverte - ci saranno altri bacini come quello russo che non ci faranno entrare". Senza contare, aggiunge, il rischio di perdere la familiarità con una destinazione fino ad ora tanto gettonata dai turisti tricolore.

Un pericolo concreto che spetta questa volta a Franco Gattinoni, presidente di Ainet, mettere a fuoco: "Il 20 per cento dei clienti che decidono di non andare in Egitto rinunciano del tutto alla vacanza, generando un danno economico non solo ai tour operator, ma alle stesse agenzie". E altro campanello d'allarme, fatto risaltare da Carlo Pompili, presidente di Veratour, è quello di "perdere gli investimenti fatti fino a questo punto dagli operatori che sono riusciti a raggiungere la leadership di mercato". Un primato costruito negli anni, dunque, quello dei turisti italiani in Egitto, che va ora difeso. Riconquistando le posizioni perdute e mantenendo la presenza nelle località dove, secondo il presidente di Settemari, la richiesta si mantiene tuttora viva. "Non è vero - interviene con piglio battagliero Mario Roci - che la domanda sull'Egitto non c'è. I numeri su Marsa Alam sono numeri validi, perché ogni settimana partono 4mila italiani". Flussi consistenti, che la filiera vorrebbe si riversassero anche su Marsa Matrouh, l'altra destinazione lanciata dagli italiani. "Marsa Matrouh - ricorda il presidente di Swantour, Georges Adly Zaky - è nata sette anni fa. È stata commercializzata con grande successo sul mercato italiano, ma dobbiamo ora farla conoscere di più". - di Amina D’Addario