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TravelQuotidiano.com - Le associazioni a Di Maio: i contratti a termine sono fondamentali

TravelQuotidiano.com - Le associazioni a Di Maio: i contratti a termine sono fondamentali

02 Luglio 2018
Potremmo chiamarla la ribellione delle associazioni, che finalmente fanno quadrato su un punto, che a noi sembra secondario rispetto ai grandi temi dell’industria turistica, ma che evidentemente per loro ha un interesse primario: i contratti a termine in vista dell’estate. Federturismo, Federterme, Astoi, Confindustria Alberghi, Ucina, Assomarinas, Atri  e Anef, chiedono al ministro Luigi Di Maio di salvaguardare le attività dei settori  turistico, termale, della ristorazione, della nautica e della montagna.

«Le anticipazioni di stampa sulla possibile nuova regolamentazione dei contratti a termine prevista dal “Decreto dignità” sono motivo di grande preoccupazione per gli effetti che la nuova disciplina potrebbe avere sulle attività e sull’occupazione delle aziende dei settori turistico, termale, della ristorazione, della nautica e della montagna» dichiarano i presidenti di Federturismo, Gianfranco Battisti, di Federterme, Costanzo Jannotti Pecci, di Astoi, Nardo Filippetti, di Aica, Giorgio Palmucci, di Ucina, Carla Demaria, di Assomarinas, Roberto Perocchio, di Atri, Fulvio Fassone e di Anef, Valeria Ghezzi, in una lettera firmata congiuntamente e indirizzata al Ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Di Maio.

«I contratti a termine sottoscritti dalle nostre aziende, in particolare per riconosciute ragioni di stagionalità, sono uno strumento necessario, nonché l’unico utilizzabile, per imprese la cui attività è condizionata da una domanda che per sua natura è soggetta a variazioni difficilmente programmabili. L’ipotesi di vincoli aggiuntivi determinerebbe ripercussioni devastanti anche sul piano occupazionale».

«E’ assolutamente vitale – conclude la lettera dei presidenti – salvaguardare l’attività delle nostre imprese che costituiscono una componente di grandissima rilevanza del Pil e soprattutto dell’occupazione del nostro Paese»