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Repubblica - CLUB Album Viaggi_ Nomadi digitali

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31 Maggio 2018
Un`app tira l`altra: per cambiare rotta o scegliere last minute dove andare, come e cosa fare
Mutazioni tecno-sociali della vacanza e dei viaggiatori

Smartphone travel - Un paio di app nuove e puoi girare il mondo

Esibite e condivise, hanno cambiato tempi e modi del viaggiare. Prima di Instagram la foto era ricordo, le mappe un obbligo e la pianificazione un diktat. Ora si cambia rotta e si prenota all`istante. Basta uno smartphone e la voglia di mettersi in gioco

Basta un paio di app nuove, e puoi girare tutto il mondo" si può parafrasare così, sostituendo la parola scarpe, l’indimenticabile Nino Manfredi di Tanto pe` canta` per descrivere l`evoluzione del nomadismo digitale, vale a dire  il turismo pianificato, vissuto, esibito, condiviso e commentato dagli italiani sugli smartphone. Lungi dall`essere un semplice strumento in più, le app hanno il potere di cambiare, nel bene e nel male, l`esperienza stessa del viaggio e quindi il ricordo che ne avremo. Anzi, proprio app come Instagram hanno reso il ricordo delle vacanze assai meno importante di un tempo.

«Pensiamo alle foto. Fino a qualche anno fa avevano una funzione intima: ravvivare, in chi le aveva scattate il ricordo della vacanza. Oggi, nell`era di Instagram, la funzione primaria è un`altra: le foto servono a comunicare con gli altri, anche con sconosciuti, sui social media, e a raccogliere consensi» spiega Marianna Sigala, direttrice del centro di Tourism Management dell`University of South Australia.

«Con le app è cambiato anche il rapporto tra la vacanza e il tempo: fino a qualche anno fa si andava in vacanza, si scattavano foto, si scriveva magari qualche appunto su un diario di viaggio, e poi, tornati a casa, si riguardava tutto e si faceva un bilancio, magari scrivendo un`email all`hotel per ringraziarli o per lamentarci, e poi si incontravano gli amici per raccontare loro le nostre vacanze. Oggi questo succede molto di meno perché tutte queste fasi - la riflessione, il feedback all`hotel, la condivisione con gli amici lontani - avviene mentre siamo ancora in vacanza. C`è una contrazione temporale e una sovrapposizione di questi momenti una volta distinti. Vai al ristorante e, ancora prima di mangiare, scatti una foto del piatto e la pubblichi su un social network: non sai ancora il gusto del piatto, perché non l`hai assaggiato. Ma siccome lo esibisci su Instagram, tutti penseranno che sia delizioso». «Una componente molto alta delle recensioni, intorno al 30%, viene fatta mentre si è ancora in vacanza» spiega Filippo Renga, responsabile dell`Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano.

 «Lo smartphone è uno strumento che spinge all`immediatezza. Ho un`emozione posi- tiva per aver gustato un manicaretto? Lo recensisco adesso. Ho una bella cena di fronte a me? Scatto subito una foto e la condivido. L`impulsività trova il suo mezzo ideale, e questo porta a polarizzare le recensioni tra molto positive e molto negative: ciò che dà emozioni medie non sembra degno di finire sui social». Sono tempi veloci, questi, e lo smartphone dà la possibilità di organizzarsi al volo: «Il fatto di potere, se sono in vacanza e il tempo volge al brutto, cercare rapidamente alternative per passare il pomeriggio, ad esempio scoprire su un`app che nella città vicina c`è un bel museo, significa che posso anche permettermi una minore pianificazione della vacanza prima della partenza. Perché so già che potrò adattarmi. L`accessibilità di informazioni disponibili via smartphone ci induce a fare più affidamento di un tempo sulle "decisioni dell`ultimo minuto"».

Anche se una forma di pianificazione, seppure un po` diversa da quelle del passato, esiste, e cavalca gli hashtag e le mappe: «Non è raro che per farsi un`idea del luogo ideale per la vacanza, il turista compia prima un sommario sopralluogo virtuale con Google Maps. O che cerchi su Instagram gli hashtag della località, per vedere qualche foto suggestiva: una specie di viaggio prima del viaggio» spiega Alessandra Olietti, docente di comunicazione all`Università Cattolica e coautrice del saggio Turismo digitale. In viaggio tra i click (ed. Franco Angeli, 2018). Una volta sul posto, il turista app-munito gode di qualche piccolo vantaggio psicologico sull`albergatore: «Ci sono tanti turisti senza prenotazione che, quando parlano con la reception di un hotel per informarsi sui prezzi, una volta sentita la cifra fanno qualche ricerca veloce e ribattono: "c`è un hotel che chiede 10 euro di meno a notte a 100 metri: o mi fa lo stesso prezzo o vado li», spiega Sigala. «E c`è anche chi cerca di ottenere qualche sconto o favore in cambio di una recensione positiva su Tripadvisor».

È una strana figura composita, quella del "turista da app", una figura sfaccettata come è sfaccettato lo schermo dello smartphone diviso in tante iconcine multicolori. «C`è il turista che prende il volo low cost, ma poi sceglie di soggiornare in hotel a cinque stelle. C`è chi vuole fare il viaggio in solitaria, però non disdegna di fare delle attività con le persone del luogo. C`è il turista enogastronomico che poi, invece di andare al ristorante pregiato, va a mangiare a casa di privati del posto conosciuti via app», spiega Olietti.

«Non sono manifestazioni di incoerenza, ma segni della libertà offerta dalle app». La possibilità di decidere in pochi minuti visite a luoghi d`interesse ha reso più diffuso il costume di abbinare trasferte lavorative a momenti turistici: «È il fenomeno del "bleisure", neologismo che mescola "business" e "leisure": chi si sposta in una città interessante per una riunione del lunedì, può decidere di arrivare il sabato e costruirsi usando più app.un piccolo itinerario turistico per la domenica». Magari senza impazzire dietro a orari e itinerari dei mezzi pubblici. «Un`app che trovo molto utile a questo riguardo è Moovit: permette di trovare linee metro, tram, per muoversi in tutte le principali città. E a differenza di tante app è veramente dettagliata», spiega Manuela Vitulli, travel blogger (pensierinviaggio.it).

«Però, se trovare la metro o il ristorante nei dintorni è certo una comodità, per come intendo io il viaggio non voglio rinunciare alla possibilità di perdermi nel posto che visito, e quindi uso molto le app in fase di pianificazione e pochissimo quando sono sul posto». «Oltre alla loro praticità, le app servono anche per dare sicurezza alle persone» osserva Francesca Di Pietro,  travel blogger (viaggiaredasoli.net ) e psicologa. «Ci sono tanti che non hanno mai fatto una vacanza da soli, e all`idea di farla sono presi dall`angoscia. Sapere che parti con una dotazione di app che possono metterti in contatto con la gente del posto, o con viaggiatori che condividono un pezzo del tuo itinerario (come fa l`app Travello) ti solleva».

Anche se nulla può sollevare di più della prospettiva di essere rimborsati se la vacanza non soddisfa: «Ben vengano gli strumenti digitali per dare più informazioni ai turisti, e anche i tour operator le sviluppano per rispondere alla domanda che c`è», commenta Nardo Filippetti presidente Astoi Confindustria Viaggi (che rappresenta il 90% dei tour operator ). «Resta il fatto che i tour operator sono gli unici in tutta la filiera che si prendono la responsabilità, sia economica che giuridica, ci` A ciò che promettono nei pacchetti turistici». E per questo non c`è (ancora) app che tenga. - di Giuliano Aluffi 

 

 

 

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