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Rassegna stampa Astoi
Panorama - GENERAZIONE NO LIMITS

Panorama - GENERAZIONE NO LIMITS

21 Settembre 2017
Si vive più a lungo e così avanza una nuova genìa sociale capace di contrastare gli anni. Viaggia, fa sesso, balla, cura il corpo, ricorre ai ritocchini. E soprattutto spende. Tanto da diventare l'Eldorado delle aziende. 

Stefania Berbenni

Beh, Jane Fonda ha esagerato dicendo, in conferenza stampa a Venezia, che è meglio fare sesso a 80 anni che a 20: «Si conosce di più il proprio corpo». Però la frase, perfetta per promuovere la storia dei due vicini di casa che iniziano una relazione fregandosene di anagrafe, figli, convenzioni sociali (è il romanzo di Ken Haruf, Le nostre anime di notte diventato film) centra il bersaglio: i «giovani vecchi». Termine che sulla carta suona come un ossimoro, ma che nella realtà ha tutto il diritto di esistere, perché i «nuovi vecchi», i cosiddetti senior, viaggiano, consumano, si iscrivonoa corsi di ballo e in palestra, curano il proprio corpo, hanno interessi, prolungano il più possibile sia la vita lavorativa sia quella affettiva-sessuale e, a dispetto delle energie fisiche e mentali affievolite, snobbano panchine, divani, bar. Invece di ciondolare aspettando che tutto si spenga, si tengono in pugno la vita decidendo, spendendo, godendosela nei limiti del possibile.

Così vispi e imprevedibili, sono i protagonisti di romanzi, anche scritti da giovani, come quello di Alberto Schiavone, Ogni spazio felice. È un'umanità nuova, mai vista nella storia in queste dimensioni: anziani che sono figli del benessere e delle scoperte medico-scientifiche. Non è una «pandemia della sopravvivenza», come l'ha definita Guido Ceronetti confessando tutta la sua fatica nell'affrontare gli ultimi anni, ma una rivoluzione demografica. Una straordinaria rivoluzione che fa saltare il banco degli stereotipi, che accende sugli over 65 i riflettori e insieme il business. «È una categoria sociale diventata molto visibile», di cui Chiara Saraceno, «grande vecchia» della sociologia (è lei che parla) fa parte coni suoi 75 anni che la vedono in piena attività. «Non mi sono rifatta, sono piena di rughe, sono nell'età a rischio, però non mi riconosco nell'etichetta di anziana. La vecchiaia ha ridefinito i propri contorni, non si sa bene quando cominci, ha confini incerti. È come se non ci fosse un vero modello della vecchiaia. Anzi, il modello è non essere vecchi». E dunque, se non si è vecchi ci si comporta da giovani. Per esempio, secondo l'Associazione di psicogeriatria (Aip) ogni due donne over 65 disposte a ritornare nelle lenzuola non solo per dormine, ci sono tre uomini pronti a farlo, forti anche del possibile aiutino di Viagra e simili. Dopo i 75 anni, sempre secondo l'Aip, gli uomini che fanno sesso sono il 40 per cento, mentre le donne il 16,7. Con oltre 13 milioni di italiani sopra i 65 annie con4 milioni e 100 di over 80 (dati Istat 2017) si dovranno rivedere i luoghi comuni sull'astinenza da andropausa e menopausa ed evitare battutine sulle coppie agée. Anche perché loro,i «giovani vecchi», anziani non si considerano: il 43,9 per cento degli uomini nella fascia 65-74 anni non si sente vecchio a fronte del 37,6 per cento delle donne (dati dell'Osservatorio senior, 2016). Che siano le donne a patire di più gli anni che passano,è cosa nota, anche se la dimensione femminile, più varia, con interessi diversificati (famiglia, cultura, cucina...) aiuta le signore che hanno spento molte candeline ad affrontare meglio gli ultimi lustri. Lo spiegava James Hillman, il noto psicanalista junghiano, in La forza del carattere, libro da tenere sul comodino: se hai capitalizzato interessi, se non hai avuto solo il lavoro come fonte di identità (è il caso di molti uomini) avrai una vecchiaia viva e piacevole. Alberto Spagnoli, neurologo e analista del Centro italiano psicologia analitica (Cipa) «specializzato» in persone anziane, viviseziona la nuova genia sociale: «Invece di giocare a bocce o bere il bianchino con le olive, una persona over 65 chiede di partecipare. Sta meglio di salute rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti. In più, è condizionato dall'immagine che gli altri hanno di lui, non un rottame superato, ma una persona attiva. Come corollario, però, assistiamo talvolta alla deriva di un giovanilismo esasperato, che va dall'iperattività al vestirsi da ragazzini. Un mio paziente, fresco di pensione, mi esplicitava il senso di vuoto e di inutilità che lo pervadeva: "Sto a letto di più la mattina, un tempo alle otto ero fuori. Sento l'ascensore che va su e giù, gli altri che escono e mi sento inutile"». Spagnoli tocca un altro nervo scoperto per chi ha già consumato la maggior parte degli anni a disposizione: «Più della paura della morte, c'è la paura del vuoto, del non sapere cosa fare. Dell'essere trasparenti». Per i «giovani vecchi» il prolungamento dell'età lavorativa può dunque risultare alla fin fine utile. Entro il 2030 (dati Istat) il numero degli over 80 si triplicherà, oggi sono il 6,8 della popolazione, fra 13 anni saranno un quarto degli italiani.

Con il pesante corollario di funzionare da «tappo» peri giovani, come spiega Marco Aime, docente di antropologia cultura, autore con Luca Borzani di Invecchiano solo gli altri e ora, da solo, de Il soffio degli antenati: «Oggi il potere economico ce l'hanno i vecchi, perché hanno la pensione o il posto di lavoro fisso e spesso, capitali da parte. Stanno soffocando le nuove generazioni, non si sentono vecchi e si comportano da giovani. Del resto, intorno a noi, ci sono modelli estetici di divi, intellettuali, rockstar. Ricordo che Mick Jagger ventenne disse: "Non mi vedo a 40 anni a cantare rock". Ne ha 74 e continua a farlo. I "giovani vecchi" è la prima generazione che è stata giovane, prima c'erano le guerre... Da giovane voleva rompere con i padri, di fatto ha rotto con i figli diventando egemone». Tre anni fa, il Censis ha titolato la sua ricerca Gli anziani, una risorsa per il Paese, dimostrando che fra longevità e neo attivismo finiscono per spendere mille e 200 euro in più l'anno dei giovani: il 53,9 degli uomini fa sport contro il 51,1 delle donne, il 20,7 segue attività che consentono di avere 
molte relazioni. Sono più loro ad aiutare figli e parenti (47,9 per cento) che viceversa (46,8).A dirla facile,rischiano di essere loro la locomotiva dell'economia nazionale. Con un'entrata sicura,i senior sono un boccone prelibato per le aziende. 
Leonardo Massa, country manager di Msc Crociere, racconta: «Facciamo offerte dedicate ai senior tutto l'anno, ora abbiamo previsto una crociera in giro per il mondo che dura 118 giorni. Chi può prendersi quasi quattro mesi di vacanza se non chi ha più di 60 anni?». Persino Amazon ha realizzato una pubblicità per invogliarli a comprare in rete, con un distinto signore che va al mercato rionale, ma che in realtà riempie il carrello virtuale del portale. La pubblicità di un profumo, firmato dalla star della fotografica Rankin, ha assoldato due ultraottantenni ritraendoli nudi nel (presunto) momento del piacere (foto a destra), aggiungendovi la scritta «Sesso per tutti».
Tour operator se ne stanno inventando di tutti i colori per accaparrarsi la terza e quarta età dei consumi: sconti, trattamenti wellness, vacanze a tema. Il mercato si gonfia come quello delle case per anziani a 5 stelle: a Marghera c'è per esempio la Residenza Venezia, del colosso francese del lusso per gli over 65 Orpea. Suite, camere, spa, sale giochi, il tutto per una retta mensile che va dai 3 mila ai 4 mila e 500 euro al mese. Altro business in crescita vertiginosa è quello dei trattamenti estetici. Se, come diceva Chiara Saraceno il modello imperanteè «non essere vecchi»,è quasi un lavoro la manutenzione del corpo: tira di qua, aggiungi di là, togli l'adipe dove puoi, tingiti i capelli (anche gli uomini, purtroppo), trucca il viso, imbroglia lo specchio. 
Edoardo Garassino, segretario dell'Associazione europea chirurgia estetica (Asece) snocciola i dati: «Il 33 per cento dei trattamenti medico-estetici riguardano la fascia di età degli over 60. Le donne sono tuttora la maggioranza, ma il numero degli uomini va aumentando: ora rappresentano il 30 per cento. In Europa, sono gli italiani insieme ai francesi i più sensibili ad apparire freschi». Per i figli del dopoguerra, il gioco di essere giovani ad oltranza è appena cominciato. «L'età nonè quanti anni hai, ma quanti anni ti senti», scriveva Gabriel García Márquez, premio Nobel per la Letteratura. Lui che si era inventato la città di Macondo (Cent'anni di solitudine), lui che per tutti era «Gabo» e che ha speso i suoi 87 anni girando il mondo, scrivendo, godendo di donne e di emozioni, aveva capito prima degli istituti di ricerca che la vecchiaia oggi non esiste. 
Anzi,è una fase della vita con sorprese, come ricorda Alberto Spagnoli che scomoda Carl Gustav Jung: «Parla di due fasi della vita: nella prima si mettono le radici nel mondo, il lavoro,i figli, la sicurezza economica e si lasciano da parte aspirazioni profonde, sperimentate magari nell'adolescenza. La crisi di mezza età nasce spesso da queste che, dimenticate, bussano, vogliono esprimersi, emergono dall'inconscio. Ecco la "vecchiaia" dà loro spazio. Nella seconda fase mettiamo radici nell'anima». Nell'anima. Mica cosa da poco... GETTY IMAGES, Alberto Bernasconi -Paolo Tre/A3/Contrasto, Alberto Cristofari A3 – Rankin
 
«PERÒ NON PARLATEMI DI SESSO» VA BENE PROLUNGARE LAVORO E SOCIALITÀ. MA EVITIAMO GLI ECCESSI. di Mara Maionchi
Quando uno si volta indietro e dice: «Come era bello!», è rovinato. Il domani è sempre bello. La molla primaria per non sentirsi vecchi è la curiosità. Vivere. Io sono over 70 e so di essere fortunata nel poter continuare a lavorare, perché se uno non è completamente rimbambito e ha energie, beh, allora che continui a fare ciò che gli piace. È bello capire i tempi, imparare anche dai giovani. Magari hai male a un ginocchio o butti gli spaghetti invece dei maccheroni, pazienza! Del resto, io confusione l'ho sempre fatta anche da giovane. Ho un'invidia precisa per i giovani perché mi piacerebbe ricominciare tutto da capo, si vede che mi sono divertita. Ma è un'invidia buona! Quello che non mi piace dei «nuovi vecchi», è quando parlano di sesso. Sopra i 60 anche se non si racconta e non si nomina, va bene lo stesso. Non è divertente ascoltarli. Il sesso è una cosa naturale che accade in periodi naturali: il resto è tutto forzato. È come certe signore che si mettono in minigonne, madame Macron viene attaccata per la differenza di età con il marito, a me invece verrebbe da dirle di coprirsi le ginocchia mezze avvizzite. A una certa età, più ci si copre, meglio è.
 
«TENGO IN ESERCIZIO IL CERVELLO» ABBIAMO UN MIGLIORE STILE DI VITA E MANTENIAMO I NEURONI ATTIVI. di Bruno Vespa
 
Cicerone scrisse il De senectute a 60 anni. Seneca ne aveva meno quando parlò di vecchiaia nelle Lettere a Lucilio. La durata media della vita era di 40 anni e si capisce che chi arrivava ad averne 20 di più veniva trattato come oggi lo è un novantenne. Ancora quando ero bambino - e scrivo da vivente - gli uomini di 60 anni venivano considerati anziani, i settantenni vecchi, gli ottantenni sopravvissuti. E infatti se ne incontravano pochissimi. Oggi - per fermarci alle persone più note del mio mondo - Sergio Zavoli è un giovanotto: non tanto perché si è sposato a 93 anni, ma perché va regolarmente in Senato, viaggia per presiedere giurie, tiene discorsi con una lucidità impressionante. A 88 anni Piero Angela si occupa regolarmente di Quark, Indro Montanelli ha scritto fino a novant'anni passati. Enzo Biagi e Giorgio Bocca hanno fatto più o meno la stessa cosa fino alla vigilia della scomparsa: 87 anni per Biagi, 91 per Bocca. Eugenio Scalfari a 93 anni scrive il suo editoriale della domenica su La Repubblica. In politica Silvio Berlusconi a 81 anni giusti si prepara a una lunga campagna elettorale molto più in forma di dieci anni fa. Giulio Andreotti andava ogni giorno in Senato ben oltre i 90 anni. Un italiano su 20 ha almeno 80 anni e le statistiche dicono che dovrebbe morire tra una decina d'anni. Ho qualche imbarazzo a scrivere queste righe perché a 73 anni non ho mai considerato l'ipotesi di invecchiare. Ho giornate fin troppo piene, faccio trasmissioni tre volte alla settimana, scrivo articoli e un libro all'anno, mi occupo attivamente dei vini che produce la mia famiglia e che esportiamo. Non arrivo alla sera particolarmente stanco, mangio volentieri, dormo bene. Può darsi che domani il Signore mi faccia sapere che la ricreazione è finita e lo ringrazierò per averla fatta durare tanto. Viviamo di più perché mangiamo meno e meglio, beviamo poco e bene, ci muoviamo molto più che in passato (anche se Andreotti mi confessò di non aver fatto mai più di 100 metri a piedi). Facciamo sport, molti ballano, viaggiano, si divertono. I medici mi hanno spiegato che vive più a lungo e soprattutto vive meglio chi tiene in esercizio il cervello. Io ci provo. Non so con quali risultati, ma ci provo. Ho scelto il lavoro che faccio perché non esiste l'età della pensione: l'ufficio del personale è diretto dal buon Dio. Molti vogliono andare in pensione perché sono stanchi di lavorare a dispetto della loro età. Avranno ragione, ma fin da bambino l'idea di cambiare vita a mezzanotte di un certo giorno mi ha sempre atterrito. Un mio zio entrò in depressione l'indomani del congedo. Meglio scrivere, se si può, il nostro De senectute a 87 anni, come Norberto Bobbio.
 
SÌ, VIAGGIARE Un incremento costante di almeno il 5 per cento l'anno nell'ultimo lustro, con un picco più alto nel 2016. Secondo l'Osservatorio Astoi Confindustria viaggi, gli italiani over 65 si dedicano sempre più alle vacanze. I soggiorni preferiti sono legati al benessere (terme). Vanno molto anche i tour all'estero con un aspetto enogastromico. Mare e montagna sì, ma con laboratori e attività.
 
I VERI VECCHI SONO QUELLI DEL POSTO FISSO
PAROLA DI GIUSEPPE DE RITA, PRESIDENTE DEL CENSIS, 85 ANNI. di Stefania Berbenni
Dall'alto dei suoi 85 anni portati con disinvolta sapienza, Giuseppe De Rita, sociologo, fine intellettuale, presidente del Censis, parla con cognizione di causa. Fotografai «nuovi vecchi» considerandoli «un fenomeno», così come un tempo faceva con il boom economico o l' industrializzazione. Professore,a che vecchiaia siamo di fronte? Mi sta chiedendo della vecchiaia dei vecchi, della società o dei giovani? Veramente pensavo a un fatto anagrafico, ma parliamo pure del resto. Dal punto di vista statistico è indiscutibile: siamo un popolo vecchio. Ma se ci guardiamo intorno, la società italiana si sente davvero vecchia? I teatri,i cinema, le mostre, i concerti,i ristoranti sono affollati di persone che hanno superato i 60 anni. Io ne ho 85 e non vivo da vecchio. Sento dire a tanti: «Mi ammazza di più la pensione che il lavoro». Uno statisticamente è vecchio, ma dentro non lo è. Come lo spiega? Abbiamo fatto una lunga cavalcata di crescita,a cui è seguita una breve cavalcata di resistenza alla crisi. E in questa, abbiamo lasciato vecchi meccanismi di consumi riscoprendo la sobrietà come valore. La società italiana vive con comportamenti che non sono da società vecchia. Anche perché pubblicità e personaggi spingo noi senior a farei giovani... Intanto diciamo che la maggior parte delle persone fra i 65ei 75 anni prolunga l'attività di lavoro: magari cambia ruolo, se prima era al bancone ora è alla cassa, se prima si affaticava fisicamente ora sceglie qualcosa di meno impegnativo. L'italiano medio, pur sapendo che ha meno energia, non lascia il mondo del lavoro. Che cosa significa questo? Che ha fiducia non solo in se stesso, ma in questa società dove c'è ancora posto per qualcuno che vuole fare qualcosa. Invece, dopo i 75 anni, le cose cambiano: malattia, delusioni, hai bisogno del bastone. A proposito, lei lo usa? Rischio la caduta, ma il bastone no. Ritorniamo agli over 75. Devono combattere il declino delle capacità. Per esempio, io da quando ho 12 anni rifaccio il letto, me lo ha insegnato mia madre. E continuo a farlo anche ora. Certi giorni mi domando: «Perché?». Risposta: c'è uno sforzo mio interno di essere preciso, ordinato e di muovermi. Questo spirito interno non mi abbandona; la maggior parte degli italiani ce l'ha. Alle nove vengo in ufficio, guardo i dati, leggo i giornali, so benissimo che non sono il fresco giovanotto di 40 anni che capiva tutto, ma cerco lo stesso di capire. Il «lavoro» degli over 75 è quello di contrastare il naturale declino delle capacità umane. Mio padre faceva le Parole crociate, noi navighiamo in internet. È una longevità attiva. È questo che fa dell'Italia di oggi una cosa seria. Seria: cosa intende? Che dimostra di saper invecchiare. In compenso i giovani arrancano. Sono giovani adulti, forse più vecchi di quanto li facciamo. Sono razionali, cercano soluzioni, capiscono che noi abbiamo avuto una stagione straordinaria, facile e che loro non l'avranno. E allora? Si preparano con un sano egoismo. Noi abbiamo vissuto un processo storico particolare, con l'industrializzazione di massa e il made in Italy. Loro devono farsi un processo tutto loro. La verità? Siamo pronti a sentirla. La fascia più vecchia è quella che oggi ha l'impiego fisso, magari statale,e che in nome della sicurezza del futuro ha rinunciato a cambiare: persone spesso frustrate, castrate, con rancore. Una fascia di popolazione che non si mette in gioco, che non ha  sostituito il proprio processo di sviluppo. Posso aggiungere una cosa? Prego. Mi capita di andare al funerale di amici, gente che ha vissuto l'Italia dello sviluppo. E sempre mi vengono in mente i versi del Salmo 83: «E vanno con vigore sempre crescente fino a comparire innanzi a Dio in Sion».
 
1 VOLTA LA SETTIMANA è la frequenza ottimale di fare sesso dopo i 50 anni per mantenere giovane il cervello.
 
34 MILIONI le compresse di Viagra vendute in Italia nel 2016 Congresso european association of urology 20-25% degli anziani tra 75 e 85 anni ha avuto rapporti sessuali nell'ultimo anno. Associazione italiana psico-geriatria
 
13,5 MILIONI gli italiani over 65 (dati Istat) 33 %la quota degli over 60 che si sottopone a trattamenti chirurgico-estetici 43,9 dei senior non si sente anziano I «giovani vecchi» all'assalto della vita Foto: Giuseppe De Rita, 85 anni, presidente del Censis.
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