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Rassegna stampa Astoi
MilanoFinanza - Tour Operating in crisi d'identità

MilanoFinanza - Tour Operating in crisi d'identità

17 Febbraio 2012


Con fallimenti, cessioni e aggregazioni, in cerca di nuovi equilibri

Futuro con la palla di cristallo, ma comunque decisivo, per il tour operating italiano, dopoi «botti» del 2010-2011 con i quattro clamorosi crac di Valtur, Sprintours, Eurotravel e Viloratour e la cessione di Alpitour. Un quadro che mostra i segni di una sofferenza ormai strutturale, che poco sembra avere a che fare con la crisi economica del sistema paese. Se prima il settore soffriva di nanismo, con un fatturato complessivo di 6,7 miliardi di euro, meno della metà del fatturato del solo gigante tedesco Tui (17,2 miliardi di euro), oggi il tour operating italiano patisce una regressione pericolosa, che ha fermato il livello del fatturato stimato del settore intorno a 5,9 miliardi. La storia recente culmina nell'autunno scorso, quando Valtur, con debiti per 303 milioni di euro, ha chiesto l'amministrazione controllata; a distanza di poche settimane è arrivata la cessione di Alpitour, con un fatturato a 1,2 miliardi di euro: la holding Exor l'ha venduta ai due fondi di private equity Wise Sgr e J. Hirsch&co per un controvalore totale di 225 milioni. Quasi contemporaneamente, c'è stato il processo di integrazione tra il mondo della produzione di viaggi (t.o) e quello della distribuzione (agenzie di viaggi) con due acquisizioni destinate a segnare l'attività commerciale del turismo organizzato di quest'anno: da un lato, Costa crociere e Alpitour world hanno acquisito le reti agenziali Bravonet e Hp vacanze con 1.500 agenzie e 1 miliardo di euro di fatturato; dall'altro, la compagnia di crociere Msc, maggiore competitor di Costa, con il supporto di Unicredit, ha acquisito il circuito di agenzie Bluholding con 750 agenzie e 700 milioni di fatturato.

A stare alla finestra è rimasto Eden Viaggi, terzo t.o. italiano, con 362 milioni di euro di fatturato. Il suo presidente, Nardo Filippetti, ha ribadito: «Non entreremo nella distribuzione: ognuno deve fare al meglio il proprio mestiere. Abbiamo scelto anche di non mettere tutto sul web». Altro effetto dirompente è stata la crisi di liquidità: fin troppo chiara è la disamina di Roberto Corbella, presidente di Astoi: «La scarsità di cash ha portato alcuni t.o. a chiudere i battenti, perché la copertura dei costi è sempre più difficile, a fronte di marginalità non brillanti». Difatti, la marginalità di un t.o. medio italiano oscilla tra l'1,3 e il 2%, assolutamente insufficiente a consentire investimenti di medio-lungo termine. La situazione non è migliore nel canale agenziale: in meno di due anni, si è passati da circa 11 mila adv a meno di 10 mila e, da qui al 2013, chiuderanno almeno altre 600 agenzie. Si è poi assistito alla disillusione del fenomeno network: dopo il boom degli anni scorsi, con ben 126 reti o consorzi di agenzie, oggi siamo a meno della metà, perché i costi dell'aggregazione non vengono ripagati dagli effettivi benefici. A tutto questo va aggiunta la crisi associativa: la rappresentatività delle varie sigle stenta a risalire. Non a caso, la Fiavet, con l'appena eletto nuovo presidente, Fortunato Giovannoni, pone il proselitismo tra i giovani e la lotta all'abusivismo tra le priorità per tornare a contare qualcosa.

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