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La Prealpina Ed. nazionale - Tassa di soggiorno, una valanga di proteste

La Prealpina Ed. nazionale - Tassa di soggiorno, una valanga di proteste

16 Gennaio 2011

ROMA - L'ipotesi avanzata due giorni fa nell'incontro tra il ministro alla Semplificazione Roberto Calderoli e il presidente dell'Anci, Sergio Chiamparino, di dare la facoltà a tutti i Comuni italiani (e quindi non solo a Roma) di introdurre la tassa di soggiorno, continua ad accendere la polemica tra gli operatori del settore, le associazioni dei consumatori e gli esponenti politici. Il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, ieri ha illustrato i dati relativi alle presenze turistiche negli alberghi italiani nel mese di dicembre che fanno registrare un -2,7% rispetto allo scorso anno con un calo dei posti di lavoro a tempo indeterminato pari al 3,9. «Di fronte ad uno scenario così difficile - osserva Bocca - è impensabile l'introduzione di una tassa di soggiorno che pesi esclusivamente sulle strutture ricettive italiane, che rischierebbero il collasso di fronte a qualsiasi ogni ipotetico aggravio fiscale».

«La tassa di soggiorno nelle città italiane alla lunga sarà un boomerang», sostiene Roberto Corbella, presidente di Astoi, che riunisce i maggiori tour operator. «Gli introiti - aggiunge - non vengono impegnati per sostenere il settore del turismo, ma servono solo a ripianare i buchi di bilancio aperti da scellerate amministrazioni comunali. Tutto questo, alla lunga, comporterà una minore competitività delle località turistiche italiane già messe a dura prova dalla concorrenza di tanti Paesi stranieri». «Non pensavamo che in questo Paese si fosse così ottusi da colpire il turismo; il settore va incentivato, non vessato.

Se Roma può anche sopportare una tassa di soggiorno, non così è per molte altre località», rincara il presidente di Assoturismo-Confesercenti, Claudio Albonetti. «La tassa di soggiorno è un grave errore. Se era così necessario reperire risorse, sarebbe stato meglio introdurre una city tax, con la quale qualunque movimento commerciale riconducibile al turismo vede una percentuale bassa a vantaggio dello Stato», gli fa eco Costanzo Jannotti Pecci, presidente di Federterme-Confindustria. Anche la politica è mobilitata sul tema. «Se questa tassa di soggiorno entra nella bozza Calderoli sul federalismo, il partito convocherà le categorie economiche per avviare un confronto», promette Armando Cirillo, responsabile turismo per il Pd. «Se c'è un'imposta antifederalista è quella sul soggiorno», aggiunge il vicecapogruppo Udc Gianluca Galletti.

Secondo il parlamentare Udc, il principio del federalismo è che «un'amministrazione deve tassare chi la vota». Chi pagherebbe questa tassa invece è qualcuno che «viene da fuori e che non voterà quell'amministrazione». Contrarie all'introduzione di questa tassa anche le associazioni dei consumatori, da

Federconsumatori ad Adusbef al Movimento dei consumatori. «Non è certo questa la strada giusta per rilanciare il turismo nel nostro Paese, anzi, la troviamo dannosa e nociva, per questo - dicono le tre associazioni - confidiamo in un sussulto di responsabilità, che porti ad un superamento di tale decisione».

Il 2010 si è concluso per il comparto alberghiero con una doccia fredda. I risultati emergono dai dati relativi al monitoraggio mensile effettuato dalla Federalberghi. I numeri indicano un decremento del 2,7% di pernottamenti nel mese di dicembre, tra italiani e stranieri che in ragione d'anno porta il risultato complessivo da gennaio a dicembre (rispetto a gennaio/dicembre 2009) ad un modestissimo +0,4% di presenze.
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