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Rassegna stampa Astoi
LA NUOVA - La crescita a rischio: crollo lampo per il petrolio

LA NUOVA - La crescita a rischio: crollo lampo per il petrolio

27 Novembre 2021

Il segnale forse più allarmante, in una giornata drammatica per le Borse, è quello che arriva dai prezzi delle materie prime. In una sola seduta il prezzo del barile (Wti, scambiato a New York) è crollato di oltre il 13% poco sopra i 68 dollari. Il timore è quello di un calo della domanda, a pochi giorni dal meeting Opec+ del prossimo 2 dicembre. Oppure «solo» una brusca correzione, dopo mesi di corsa ininterrotta spinta proprio dalla forte domanda per sostenuta dalla ripresa globale. Fatto sta che per trovare una seduta così nera occorre tornare indietro fino all’aprile del 2020. Quando mezzo mondo entrava in lockdown. Le stesse materie prime avevano anticipato più di un anno fa la ripresa post-Covid, con i loro forti rialzi sostenuti prima dalla domanda cinese e poi degli altri paesi più industriali che ripartivano a pieno regime.

Resta il dubbio – concreto – che si tratti in larga parte di una reazione psicologica più che l’annuncio di una nuova gelata sull’economia. Secondo Credit Suisse, «negli ultimi 18 mesi questo genere di paure ha avuto vita breve (le varianti Alpha, Beta e Delta hanno tutte dato origine a ondate di vendite di breve durata)». Il rallentamento più probabile, in realtà, è quello dell’uscita dalle politiche fiscali accomodanti messe in atto dalle banche centrali. La stretta monetaria, che fino a qualche giorno fa sembrava non solo necessaria ma addirittura inevitabile per raffreddare i prezzi e evitare le spinte inflattive, può essere rimandata ancora.

Nel dubbio, al momento è comunque meglio evitare investimenti in compagnie aeree, navi da crociera e catene di alberghi. 

I CONTI PUBBLICI

Allarme di Banca d’Italia: la fine dell’emergenza continua ad allontanarsi (Fabrizio Goria)
L’Impennata dei contagi in Europa e le nuove varianti sono un’incognita. Anche per l’Italia e la ripresa che sarà. Non ha usato mezzi termini il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco (foto), parlando ieri in un convegno sul sistema finanziario Ue nella prospettiva post-Covid. È vero che la crescita italiana del 2021 supererà quota 6%, ben oltre le prime attese, ma è altrettanto vero che la situazione epidemiologica potrebbe rallentare l’espansione nel prossimo anno. Cruciali, secondo Visco, saranno le campagne vaccinali. Chi si attendeva una nuova normalità a breve potrebbe essere deluso dai fatti. La recrudescenza dei contagi da un lato, le nuove varianti del Sars-Cov-2 dall’altro e l’inflazione dall’altro ancora possono essere elementi tali da rallentare la ripartenza, tanto italiana quanto europea. «Il nuovo incremento dei contagi in Europa e in altri Paesi sposta ancora in avanti la prospettiva post-Covid», ha spiegato Visco. Il quale ha rimarcato come lo scenario finora tratteggiato nel 2021 sia stato positivo. «La ripresa dell’attività economica procede a un ritmo migliore di quanto atteso solo pochi mesi fa: la crescita del prodotto supererà il 6% quest’anno, recuperando oltre i due terzi di quanto perduto nel 2020», ha detto.

È difficile, ha sottolineato Visco, anticipare ciò che sarà nel 2022, anche se «gli indicatori di breve periodo continuano a essere in complesso favorevoli». Per ora, Tesoro e Bce vedono una crescita intorno al 4% nel prossimo anno. Complicazioni permettendo.

I VIAGGI

Agenzie e tour operator: la domanda rallenta ma non c’è effetto panico (Luigi Grassia)
Il settore dei viaggi è stato il più massacrato dai due anni di coronavirus, ma a sorpresa la prima reazione degli operatori alla notizia della variante sudafricana è di una certa nonchalance. Così ad esempio Andrea Giannetti, del consiglio di presidenza di Aidit Federturismo (l’associazione di Confindustria delle agenzie di viaggio): «Ne avremmo fatto volentieri a meno, ma questa per noi non è una tragedia. Il Sud Africa era fuori dai nostri circuiti turistici già da quando è esplosa la pandemia, e in ogni caso non è mai stato una meta privilegiata dagli italiani. E vale anche per l’Africa in generale. Ecco, se la nuova variante del Covid si fosse manifestata nel Nord America, allora sì che sarebbe stata una batosta. Per fare un paragone, più che il Sud Africa fa danno al turismo italiano il lockdown in Austria, un Paese vicino e importante per l’Italia, per i flussi sia in entrata sia in uscita». Ma se questo vale per il futuro immediato, che cosa si può prevedere a scadenza un po’ più lunga? Anche su questo fronte Giannetti non è eccessivamente pessimista: «La scoperta della variante sudafricana non è la novità che si dice. Un esperto di malattie tropicali me ne aveva parlato già diverse settimane fa. Vedremo se è davvero un fatto grave come si dice adesso».

Così Pier Ezhaya (nella foto), presidente di Astoi Confindustria (i tour operator): «Riscontriamo un inizio di rallentamento della domanda turistica, ma nessun crollo di cancellazioni e prenotazioni. Peraltro non ci sono elementi per annullare i viaggi. Bisogna prestare la massima attenzione a dare comunicazioni corrette e non allarmistiche».

GLI INVESTIMENTI

In Borsa vince la psicosi: a scatenare le vendite i trader a caccia di bonus (Sandra Riccio)
Quella di ieri è stata una giornata nera per molti piccoli investitori. Tanti hanno visto i titoli in portafoglio crollare di valore sotto il peso delle vendite. Che cosa succederà adesso ai risparmi investiti? Va detto che è stata una seduta dominata in gran parte dall’emotività: i listini non amano l’incertezza e la nuova variante sudafricana del Covid-19 ha aperto scenari di grandi incognite che hanno scatenato vendite incontrollate. Molti hanno ceduto le proprie posizioni per evitare perdite profonde in futuro. Altri invece hanno approfittato del momento per portare a casa i guadagni accumulati negli ultimi mesi. «Questa mossa è stata favorita dal calendario – spiega Gianluca Verzelli (nella foto), economista di Banca Aletti –. Nel mondo delle Borse, e in particolare di quelle anglosassoni, durante le ultime settimane dell’anno i money manager iniziano a portare a casa i profitti degli ultimi mesi, su cui spesso si basano i loro bonus». Anche per questo motivo ieri molti gestori hanno preferito incassare e questo aspetto ha accelerato i crolli.

In ogni caso, le principali Borse, e in particolare Wall Street, stavano viaggiando sui massimi di sempre. Che cosa succederà adesso? Un’ipotesi la offre quanto accaduto con la variante delta: a metà luglio, la scoperta del ceppo indiano aveva causato un tonfo quasi pari a quello di ieri sui listini. In quell’occasione l’Europa aveva bruciato, in un colpo solo, più di 240 miliardi di euro. Poi nei mesi successivi è tornata la fiducia e i mercati hanno ripreso a salire. Da inizio anno, Piazza Affari è ancora in progresso del 16%. «Questo significa che quella in corso è solo una correzione e non un’inversione di tendenza» conclude Verzelli.

LE IMPRESE E I CONSUMATORI

La fiducia è già in calo e una crisi dell’export minaccia la grande corsa (Gabriele De Stefani)
Da mesi ogni previsione economica guarda all’ottimismo: crescita migliore delle attese fino a superare il 6% del Pil, Italia la più veloce d’Europa. Ma ogni studio – delle istituzioni economiche o delle associazioni di impresa – ha sempre lo stesso caveat: in caso di nuovi allarmi Covid, tutto andrebbe riscritto. In buona parte perché la ripartenza dell’Italia nel 2021 si è appoggiata soprattutto sulle esportazioni. E per questo una nuova frenata del commercio mondiale è una minaccia particolarmente pesante. L’export del nostro Paese addirittura è sopra i livelli pre-Covid già dal giugno scorso, con un’ulteriore accelerazione in estate: considerando i dodici mesi che vanno dal settembre 2020 all’agosto 2021, il made in Italy vale 494 miliardi, una quindicina in più dello stesso periodo nell’era pre-Covid, mentre il paragone tra i primi otto mesi del 2021 e del 2019 dice +6%. In luglio, in particolare, record storico con 49 miliardi. La corsa dell’export ha premiato tutti i settori della manifattura, con la sola eccezione del grande malato: il tessile-abbigliamento che continua a camminare lento. Sabato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi (foto) parlava della necessità di stimolare i consumi interni. In questo senso il taglio dell’Irpef deciso dal governo contrasta gli effetti dell’inflazione, rinforzando il potere di acquisto dei consumatori. Ma, naturalmente, nuove misure restrittive sarebbero drammatiche per tutto il terziario, che già fatica a far meglio di un fisiologico (e parziale) rimbalzo dopo le chiusure. I dati sulla fiducia di consumatori e imprese, diffusi ieri dall’Istat, già lo dicono: a novembre cala quella dei consumatori (da 118,4 a 117,5 punti), stabile quella delle imprese.
 
Fonte = LA NUOVA 27/11/21