Astoi Confindustria viaggi
La qualità alla guida del turismo
Rassegna stampa Astoi
Il Tempo - La battaglia del turismo

Il Tempo - La battaglia del turismo

02 Settembre 2013


Spagna e Grecia meglio di noi

Questa estate la Spagna ha registrato un aumento del 6 per cento delle presenze turistiche, dovuto in agli stranieri che hanno più che compensato il calo, causa crisi, degli spagnoli. Nello stesso periodo la Grecia, l'altro grande malato dell'euro, ha visto un boom del 21 per cento sul 2012, quasi tutto concentrato nelle isole. La Francia si conferma al primo posto mondiale per arrivi: 83 milioni, rispetto ai 43 dell'Italia, quinta. La Spagna è quarta. La Francia è invece terza per introiti dietro Usa e Spagna, con 54 miliardi di dollari, in aumento del 6,7 per cento, rispetto ai 41 miliardi dell'Italia, in calo del tre.

La recessione produce dunque effetti diversi sui paesi che si dividono la torta mondiale delle vacanze, che nel 2012  dati dell'Organizzazione del turismo dell'Onu - ha superato i mille miliardi di dollari, e quest'anno promette meglio. A fronte delle performance di Grecia e Spagna, l'Italia fa segnare un meno uno per cento che segue il meno 19 dell'anno scorso. Mentre nel Mediterraneo incalzano la Turchia, già alle nostre spalle, e la Croazia. E questo, per un paese nel quale il turismo concorre per il 9,4 per cento al Pil e dà lavoro a 2,5 milioni di persone, cioè il 10 per cento degli occupati, non va bene.

Per limitarsi alle sole località di mare, la Calabria ha subito un crollo di presenze del 30 per cento. Ma anche vecchie glorie popolari e d'elite come la riviera adriatica e Portofino e la costa ligure perdono il tre. Secondo gli ultimi dati di Federturismo, la regione che ha fatto meglio è la Sicilia, con più 8 per cento e più 5 nelle Eolie. Forte dei Marmi è stata salvata dai russi, che compensano il calo degli italiani. Non altrettanto bene è andata a Capri, golfo di Napoli e Costiera amalfitana. Ma dietro alle cifre che cosa c'è? L'Astoi, l'associazione dei tour operator di Confindustria, denuncia "un cattivo rapporto tra qualità e prezzo, scarsa innovazione, perdita della cultura dell'ospitalità, pastoie burocratiche e fiscali". Troppe lamentele? Provate a fare un salto in Spagna, a Minorca, la meno glamour delle Baleari. Oppure in Grecia, a Santorini, top con Mikonos delle Cicladi.

A debita distanza dalle masse di tedeschi di Maiorca, dalle notti bianche di Ibiza e dallo chic di Formentera, Minorca è per spiagge e natura patrimonio dell'Unesco. Non è certo sola, ma quello che altrove è vissuto come un vincolo, qui è diventato un business. Le sue zone umide dove starnazzano le anatre e atterrano i migratori fanno da immediato retroterra alle cale e sono state utilizzate come cuscinetto tra gli alberghi, i parcheggi e la spiaggia. A loro volta sabbie e scogli sono tenuti puliti dai playeros, i bagnini, che fischiano alle barche che si avvicinano e ai bagnanti che attraversano le boe, e invitano i pochi che gettano un rifiuto o un mozzicone a utilizzare cestini, minicontenitori e bidoni, ovviamente differenziati. Sacchetti sparsi? Nessuno. I muretti a secco secolari che dividono terreni e fattorie, delimitano i sentieri automobilistici verso le spiagge; tutti partono dalla strada principale tra la capitale Maò e Ciutadella, lungo la quale noi italiani ci imbattiamo in due sensazionali novità: i tabelloni elettronici che segnalano quali spiagge hanno parcheggi liberi (e gratuiti) e dove c'è l'esaurito, e dunque non si può andare. E inoltre l'assenza di incroci, sostituiti dalle rotatorie.

Il paragone con le dune di Sabaudia coperte di lamiera e relativi ingorghi è imbarazzante. Altrettanto il costo dei due lettini-ombrellone ad agosto: 16 euro tutta la giornata a Son Bou, la spiaggia più lunga, cinque euro dopo pranzo. A Sabaudia si può pagare il doppio. Ma chi vuole stendersi sull'asciugamano, o portarsi la sdraio da casa, può farlo: libertà d'imp