Astoi Confindustria viaggi
La qualità alla guida del turismo
Rassegna stampa Astoi
IL SOLE 24 ORE - Il turismo è al tappeto, a rischio il 13% del Pil

IL SOLE 24 ORE - Il turismo è al tappeto, a rischio il 13% del Pil

29 Marzo 2020

La filiera. Quasi 1 milione di posti di lavoro sono esposti a una crisi senza precedenti che tocca tutta l'industria dell'ospitalità e i servizi di supporto L'indotto. Fipe Confcommercio stima rischi elevati per 238mila lavoratori: 69mila nei bar, 129mila nei ristoranti e 40mila negli stabilimenti balneari

Enrico Netti

Quasi un milione di posti di lavoro a rischio. Questo è l'amaro conto che il Covid-19 presenta all'industria turistica italiana. Del milione di posti a rischio almeno la metà riguarda il personale stagionale degli hotel, privo di ammortizzatori sociali e tutele. Questa è la stima fatta dal Sole 24 Ore che ha analizzato le conseguenze della pandemia che minaccia la stagione 2020. Oltre al personale degli hotel c'è quello di bar, pizzerie e ristoranti, quello impiegato nei servizi di supporto come le lavanderie industriali, il canale Ho.re.ca. che rifornisce di cibo e bevande gli esercizi, gli addetti degli stabilimenti balneari, gli agenti di viaggio e i tour operator, quelli dei parchi a tema, le guide turistiche e via di seguito. A questo bollettino di guerra non si deve dimenticare l'industria alimentare oltre ai commercianti, gli artigiani come parrucchieri, estetiste e taxisti. Tutti piccoli imprenditori che contano sugli incassi della stagione turistica per arrivare alla fine dell'anno. Il turismo come asset strategico che per l'Italia vale il 13% del Pil.

«Le strutture alberghiere ogni anno impiegano 500mila stagionali - è la premessa di Bernabò Bocca, presidente Federalberghi -. Non credo che gli hotel apriranno per Pasqua quindi questi 500mila addetti non saranno assunti. Nell'ipotesi più ottimistica le assunzioni inizieranno a maggio contando sull'unico mercato possibile, quello interno». Se terminerà l'emergenza sanitaria nel caso migliore per agosto potrebbero trovare lavoro 100mila stagionali. Quasi impossibile prevedere arrivi da Usa, Germania, Cina. Cosi il 2020 potrebbe terminare con circa 250 milioni di presenza contro gli abituali 440 milioni.

«La difficoltà degli hotel è affrontare il peso dei canoni di affitto, problema che riguarda un albergo su due, a fronte di un'attività completamente ferma in cui i ricavi sono stati azzerati. Nel Dl Cura Italia è stata prevista una misura per gli immobili commerciali ma è indispensabile un intervento anche su quelli a destinazione alberghiera - rimarca Maria Carmela Colaiacovo, Vice presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi -. È di fondamentale importanza invece considerare un pacchetto di misure volte a garantire continuità di azione agli operatori creando tutte le condizioni utili e necessarie alla ripartenza».

L'ufficio studi di Fipe Confcommercio stima in circa 238mila i posti di lavoro a rischio da oggi a luglio: nei bar 69mila, ristoranti 129mila e 40mila negli stabilimenti balneari. Circa un quarto della forza lavoro di solito impiegata in alta stagione. «Siamo di fronte a un danno occupazionale che per ora riguarda in particolare gli addetti stagionali ma rischia di diventare strutturale - dice Lino Enrico Stoppani, presidente della Fipe-Confcommercio -. L'urgenza principale è pagare gli stipendi attivando immediatamente la Cig e dare liquidità alle imprese. Se poi il lockdown dovesse protrarsi fino a metà maggio le perdite toccherebbero i 21 miliardi su base annua e tra un mese a rischiare saranno molti di quei 940mila addetti del settore».

Il canale dedicato a servire hotel e pubblici esercizi è quello dell'Ho.re.ca., una rete di piccole aziende specializzate. Da circa un mese le loro piattaforme sono ferme e alcune grandi realtà come per esempio Metro chiedono la deroga temporanea per potere vendere anche al dettaglio. Altre hanno fatto usare ai dipendenti le ferie e poi sono ricorse alla Cig. «Per il sistema si prospetta la perdita di tre mesi, fino a giugno, poi ci sarà una vampata di domanda interna nel secondo semestre ma in estate mancheranno i clienti esteri - aggiunge Luca Pellegrini, docente dello Iulm e presidente Tradelab, società di analisi e consulenza nel canale Horeca -. Il danno secco per i consumi fuori casa è una perdita del fatturato tra il 25 e fino al -40% nello scenario peggiore, con le attività meno solide a rischio default. Gli occupati nel servizio all'ingrosso al servizio dei clienti Horeca sono circa 130 mila e a rischio ci sono tra i 30 e i 40mila posti di lavoro.

L'eterogeneo mondo degli agenti di viaggio e tour operator, 12mila aziende con 50mila addetti rappresentate da Astoi Confindustria Viaggi, teme di perdere circa 30mila persone per l'impossibilità di generare incassi e alla luce dei significativi investimenti sostenuti dalle aziende, molte delle quali a rischio. C'è poi il capitolo degli stagionali: dalle svariate decine di migliaia i giovani animatori nei villaggi al personale di sala agli addetti alle prenotazioni e gli assistenti negli aeroporti. «È prevedibile un calo di almeno l'80% degli stagionali» fanno sapere da Astoi. Da non dimenticare l'indotto come i parcheggi degli aeroporti, i noleggi auto, le assicurazioni viaggi e le piattaforme tecnologiche a supporto delle attività. Guardando al prossimo futuro l'associazione prevede che al termine della crisi sanitaria l'Italia vivrà un ciclo di crisi economica che penalizzarà ulteriormente i viaggi.

Il mondo dei parchi a tema, da Mirabilandia a Gardaland, passando per l'Acquario di Genova e Cinecittà World, rischia di perdere l'intera stagione. Sono tutti chiusi e attendono le decisioni del governo. A rischio ci sono i 15mila stagionali, diverse migliaia di lavoratori di cooperative e Giuseppe Ira, presidente dell'associazione Parchi permanenti italiani lancia l'allarme: «Serve un accordo tra Abi e Mef per scongiurare il rischio di default e salvaguardare gli oltre 25mila posti di lavoro del comparto - spiega -. L'emergenza si allarga ai lavoratori diretti perché molte realtà non hanno entrate ma solo costi per attività che non si possono sospendere come il mantenimento degli animali e la manutenzione. Nell'immediato servono finanziamenti a tassi agevolati e un concreto sostegno dello Stato».

«In questi mesi dobbiamo tutelare il patrimonio di imprese, lavoratori e competenze propri del nostro Paese per tornare a ripartire con la nostra identità e le nostre capacità di fare e di accogliere che da tutto il mondo ci invidiano - conclude Maria Carmela Colaiacovo -. Abbiamo bisogno oggi, subito, di un supporto forte e determinato che permetta alle aziende di superare questa fase di fermo assoluto che non ha precedenti. Al Governo chiediamo "investite su di noi, dateci la possibilità di sopravvivere a questa fase così tragica e potremo tornare a portare un contributo importante all'economia ed all'occupazione italiana"».

 

Fonte = IL  SOLE 24 ORE 29/03/30